Ha ragione Maroni: troppe volte in tv e per dire sempre le stesse cose non fa bene a Berlusconi. E noi da parte nostra aggiungiamo: troppa aggressività e prepotenza, troppa supponenza e presunzione non fanno bene a chi cerca il consenso. Da Giletti il Cavaliere è risultato antipatico e perfino villano, pretendeva il monologo e ha minacciato di andarsene, come se la cosa potesse essere considerata una calamità piuttosto che una liberazione.
Dopo la conferenza stampa di un Monti sobrio, pacato, elegante anche nelle sue stoccate ironiche, un po’ gentleman inglese e un po’ cancelliere tedesco; soprattutto dopo quella presentazione di Monti, il confronto con chi continua a predicare imperterrito "io so tutto e sono il migliore" e’ stato penosamente schiacciante. E lo diciamo con una certa sofferenza, per aver creduto anche in tempi recentissimi che, con Alfano candidato premier, il ruolo di padre nobile avrebbe potuto calmare i bollenti spiriti del "vecchio" Cavaliere.
Gli italiani sono stanchi: sono finiti i tempi di chi "ce l’ha duro" e ripercorrerli e’ un errore, soprattutto se l’eta’ rimarca senza pieta’ i peggiori difetti del carattere e i messaggi diventano un disco ripetitivo e monotono, nonche’ rotto.
La tentazione di simpatizzare per il buon Bersani, uomo probo e pragmatico, l’usato sicuro che potrebbe garantire se non altro moderazione dei toni, diventa ogni giorno più forte e potrebbe aumentare sensibilmente da qui alla data delle politiche.
Del resto, anche la storia dei comunisti brutti e cattivi ha fatto il suo tempo. E il presidente Napolitano ci e’ sembrato in questi sette anni provvisto di buon senso e di rettitudine venata di comprensione umana quanto basta per farci dimenticare l’ideologia delle sue origini. Ne ha dato prova anche il suo comportamento sul caso Sallusti.
Insomma, nel nostro album di foto ricordo, solo due personaggi ci fanno rabbrividire, e si chiamano Fini e Casini. Per gli altri possiamo provare commiserazione e cercare di dimenticare, per loro no. Orridi? Non solo, anche squallidi. Mai li vorremmo rivedere in Parlamento.
E considerando la nostra eta’ anagrafica di tutto rispetto e ormai libera dai giudizi altrui, potremmo decidere di contraddire tutta la nostra storia politica personale e virare con decisione a sinistra, magari puntando sulla proposta più "alternativa" dello schieramento, su quel Vendola un po’ poeta e un po’ guru che ci piace per la sua provata sensibilita’ ai temi del lavoro, della scuola, dell’equita’ sociale. Sarebbe un azzardo, perche’ sappiamo bene che dietro il suo nome si nascondono molti parassiti e fanatici dell’assistenzialismo. Non ci resta che piangere? Vedremo, il tempo per riflettere c’è, e anche quello per cambiare. Guai a chi non ha il coraggio di mettere in discussione le sue idee e perfino se stesso.
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