Che bella la politica, quest’arte del possibile. Un mondo in cui tutto può accadere. Può accadere per esempio che destra e sinistra governino insieme, che maggioranza e opposizione si uniscano per arrivare allo stesso obiettivo, può persino accadere che vecchi e forti rancori del passato spariscano come d’un soffio di fronte alla necessità di agire compatti per contrastare l’avversario. Tutto questo è proprio quello che sta accadendo sotto il cielo della politica italiana in questo momento.
Destra e sinistra, infatti, governano insieme. L’esecutivo guidato da Matteo Renzi, segretario Pd, ha al suo interno ministri appartenenti al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, e Alfano stesso, e grazie a questa strana alleanza l’ex sindaco di Firenze è riuscito a formare il proprio governo e ad andare avanti, bene o male, fino ad oggi.
Maggioranza e opposizione si uniscono per portare a casa il risultato. Ciò che è successo nelle scorse ore in Senato parla chiaro: i voti di Forza Italia sono serviti al Pd di Renzi – in contrasto con la propria minoranza interna – a far compiere un importante passo avanti alla legge elettorale in Senato. Un soccorso, quello del partito del Cavaliere ai dem renziani, che a Lega e M5S fa dire – a ragione – che il vero premier si chiama Silvio Berlusconi.
Insomma, a dispetto di quanti continuano a sottolineare come l’uomo di Arcore sia ostaggio di Renzi, la fotografia scattata dalla realtà dei fatti è che è il segretario del Pd ad avere le braghe calate, mentre il leader azzurro continua a fare girare la giostra come meglio crede. Semina, Silvio, perché sa che al momento giusto potrà raccogliere.
Il Pd d’altra parte è a pezzi. Renzi ha bisogno del sostegno di Berlusconi. Che di certo non è disposto a concederlo senza nulla in cambio. Per molti Silvio appena qualche mese fa era politicamente morto. Oggi, che è fuori dal Parlamento e ancora ai servizi sociali, è il più grande azionista del governo guidato dal segretario Pd. A volte le scelte del Cav possono sembrare folli, ma forse appare così perché l’uomo è troppo avanti.
Restano i vecchi rancori pronti a scomparire. Inimicizie e antipatie, contrasti anche fortissimi, in politica possono essere, se non sanati del tutto, almeno messi da parte, quando la priorità è arrivare al risultato. Un po’ secondo la logica “se sei nemico del mio nemico sei mio amico”, le forze politiche, e i loro leader, si muovono come pedine sullo scacchiere politico italiano attuale, che vede come grande protagonista del momento il Quirinale. E’ per questo che i contatti fra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano sono ripresi negli ultimi giorni. Il leader Ncd e il Cavaliere non sono disposti a lasciare alla sinistra la scelta del prossimo inquilino del Colle: sì, sanno che i numeri parlano chiaro e che il Pd è forte e naturalmente detterà la linea, ma loro sono pronti a dare battaglia (e lanciano Antonio Martino al Colle). Del resto l’ha detto a più riprese lo stesso Renzi: il prossimo capo dello Stato si sceglie anche con Berlusconi. E noi non abbiamo alcun dubbio sul fatto che Silvio darà tutto se stesso pur di non avere al Colle, per altri sette anni, un personaggio di parte, fazioso, comunista.