Potrebbe essere il secondo caso in assoluto al mondo di un paziente guarito dall’infezione Hiv. La notizia riguarda una bambina nata in Mississippi con il virus dell’Hiv e che sembra essere guarita dopo essere stata curata con un cocktail di farmaci antiretrovirali a poche ore dalla nascita. La piccola ha oggi due anni e mezzo e rappresenta un ‘caso unico’ dopo quello di Timothy Brown, noto come il paziente di Berlino, guarito nel 2007 dopo un trapianto di midollo osseo. Una notizia che apre le porte alla speranza, anche se gli esperti invitano alla cautela.
Il risultato e’ stato presentato in occasione della Conferenza su ‘Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI)’ in corso ad Atlanta e la bimba, hanno riferito i medici, e’ stata curata sin da 30 ore dopo la nascita, una pratica del tutto inconsueta. Secondo la dottoressa Deborah Persaud, del John Hopkins Children’s Center, che ha redatto il rapporto sulla bimba, si tratta della ‘prova di principio che possiamo curare l’Hiv se riusciamo a riprodurre questo caso’. Ad oggi, test piu’ sofisticati hanno rilevato nella piccola solo ridotte tracce del virus integrate nel materiale genetico, che pero’ non sono in grado di replicarsi. Per i medici, proprio la decisione di intervenire con i farmaci a poche ore dalla nascita ha impedito la formazione della cosiddetta riserva virale che ospita il virus e dal momento che il virus non e’ stato piu’ rilevato nel sangue della bimba, il trattamento e’ stato sospeso. Poiche’ da allora non e’ stato piu’ rilevato il virus, affermano gli specialisti, evidentemente la bimba e’ guarita. Una modalita’ terapeutica, quella adottata, che rappresenta sicuramente un promettente passo avanti, commentano vari esperti, pur sottolineando che la prudenza e’ d’obbligo.
Sicuramente, rileva l’immunologo Fernando Aiuti, ‘questo nuovo approccio della somministrazione precoce della terapia e’ un passo innovativo, che probabilmente apre nuove speranze e potra’ essere applicato in futuro in neonati risultati infettati dall’Hiv’. Finora, infatti, ‘terapie con farmaci in dosi massicce non sono state generalmente praticate su bambini molto piccoli o neonati per la difficolta’ legata alla diagnosi’. Il caso richiede tuttavia cautela: ‘La bimba ha solo due anni e mezzo ed e’ dunque troppo presto per poter dire che sia definitivamente guarita. Il virus dell’Hiv potrebbe, infatti, essere ancora presente ‘latente’ in tessuti o organi’. Va comunque ricordato, rileva l’immunologo, che oggi ‘fortunatamente, solo il 20% dei bambini si infetta alla nascita, e questo grazie alle terapie che vengono praticate sulle donne sieropositive durante la gravidanza. Si tratta dunque di casi in numero ridotto soprattutto in Occidente’.
Invita alla cautela pure il direttore del Dipartimento del farmaco dell’Istituto superiore di sanita’ (Iss), Stefano Vella, che sottolinea come la novita’ di questo caso stia nella precocita’ della somministrazione dei farmaci e non nei medicinali stessi, che sono quelli in uso. Si tratta, commenta, di ‘una novita’ importante, che potrebbe modificare l’approccio terapeutico nei confronti dei bambini infettati da Hiv’, tuttavia quello della bimba Usa e’ ‘un caso finora unico e ci vorra’ del tempo per una conferma definitiva della sua guarigione’.
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