E’ accaduto nel distretto di Khogyani, provincia di Nangarhar. In seguito ad una protesta esplosa nei pressi di una base militare Usa, un agente della polizia afghana ha aperto il fuoco, colpito e ucciso due soldati americani. Un ufficiale poi ha spiegato come i colpi d’arma da fuoco siano partiti volontariamente. Una vendetta dovuta alle fiamme appiccate ad alcune copie del Corano.
Nel governatorato di Baghlan, distretto Baghlan-i-Markazi invece, alcune centinaia di manifestanti hanno tentato di prendere d’assalto una stazione di polizia. La conseguenza è stata la morte di un uomo e altri sono rimasti gravemente feriti.
In provincia di Kabul altre rivolte e manifestazioni hanno visto bruciare l’immagine del Presidente Obama, oltre alla presenza di numerosi slogan che incitavano “morte all’America”.
Obama però si scusa e in una lettera indirizzata ad Hamid Karzai, poi consegnata dall’ambasciatore americano Ryan Crocker, dichiara: “Voglio esprimerle il mio profondo rammarico per quanto avvenuto, rivolgo a lei e al popolo afghano le mie più sincere scuse e le assicuro che intraprenderemo tutti i passi necessari per evitare che si ripeta, anche quello di punire i responsabili".
Lettera che non ha di certo addolcito le intenzioni dei talebani. In un comunicato della Dpa gli insorti incoraggiano gli afgani a ”colpire le basi militari degli invasori” oltre che “uccidere”.
L’accaduto sarà stato anche dovuto ad un “errore internazionale”, per usare le parole del Presidente Obama, ma le scuse non sono state accettate. Speriamo per Crocker che anche i seguaci del mullah Omar conoscano il detto “ambasciator non porta pena”.
Discussione su questo articolo