La vertenza Bridgestone rappresentera’ il vero debutto di Flavio Zanonato alla guida del Ministero dello Sviluppo Economico, con un tavolo sulla vicenda dello stabilimento di Modugno, in provincia di Bari, che, dopo una serie di incontri interlocutori fra azienda e sindacati, dovrebbe entrare nel vivo.
L’ultima riunione del 16 aprile ha portato ad una ricognizione sui costi del gruppo in Europa ed i riflessi in Italia e l’impegno dell’azienda giapponese, dopo le minacce di chiusura dello stabilimento, a presentare un piano per la riduzione delle spese e il posizionamento sul mercato del sito pugliese.
Ma Bridgestone e’ solo una delle questioni ancora aperte al Ministero che Zanonato eredita da Corrado Passera, e sulle quali dovra’ lavorare a stretto contatto con il nuovo inquilino del Ministero del Lavoro, Enrico Giovannini. In una polemica dello scorso gennaio con la Cgil, il cui leader Susanna Camusso parlava di 300 vertenze che ‘giacciono’ al dicastero di Via Veneto, i vertici dello Sviluppo hanno risposto che i dossier sono 147, di cui 60 che si avviano verso una conclusione. Una situazione sostanzialmente stabile rispetto a quella descritta nel settembre 2012, quando erano 150 i tavoli aperti e 180.000 lavoratori coinvolti (di cui 30.000 circa in esubero). Adesso i lavoratori sarebbero un po’ di piu’, alcune stime parlano di circa 200.000, ma chiaramente solo una parte di queste risultera’ in esubero al termine del percorso.
I casi piu’ rappresentativi sono quelli che hanno spesso popolato le prime pagine dei quotidiani, anche per le proteste dei lavoratori che qualche volta sono arrivate fino alla porta del Ministero. Si va dallo stabilimento di Alcoa a Portovesme, in Sardegna, cosi’ come in Sardegna resta aperto il tavolo per la miniera di Carbonsulcis, per le quali sono aperte trattative per la cessione e per la riqualificazione degli impianti e dei siti. C’e’ l’altoforno Lucchini di Livorno, con il commissario straordinario, Piero Nardi, che ha assicurato per giugno la presentazione di un piano industriale che portera’ alla cessione dell’impianto. Senza contare i dossier ormai annuali, come quello dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, oppure quello dell’ex Thyssenkrupp, l’Ast di Terni, a cui si e’ aggiunto, sempre in casa Thyssen, quello dell’impianto emiliano di Berco: ai vertici del gruppo Passera aveva chiesto, dopo che la controllata ha aperto la procedura di mobilita’ per 611 lavoratori.
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