Sul quotidiano La Repubblica focus sugli italiani bloccati nelle zone di guerra, che non riescono a tornare in Patria.
«Cibo ce n’è ancora per una settimana, lo compriamo dagli agricoltori che vendono patate e cipolle. Le medicine però sono finite e mia moglie sta male». Giovanni Bruno a 35 anni faceva il marittimo a Pozzallo, poi una vacanza con sua moglie ucraina e la figlia di 22 mesi l’ha portato qui, a Kherson.
«Pensavamo che quella russa – dice – fosse l’ennesima minaccia, come dal 2014 in qua, e invece sono arrivate le bombe. Ma dev’esserci un modo, uno soltanto per andare via di qua, per tornare vivi a Pozzallo».
Sono 346 gli italiani ancora oggi in Ucraina – scrive La Repubblica -, 34 bloccati nelle città assediate, come Mariupol. Ai numeri ufficiali ne va sommato qualcuno in più: «Alcuni – racconta Gennaro Benedetto, avvocato dell’Ambasciata italiana in Ucraina – non hanno mai denunciato la loro presenza, sono entrati senza visto e non sono registrati nell’anagrafe dei nostri connazionali».
Sono 40, elenca il ministero degli Esteri, quelli che vogliono partire, che chiedono un corridoio umanitario, una tregua anche minima per raggiungere il confine. “C’è pure chi resiste – dice Benedetto a parlando con La Repubblica -, non in senso bellico, e non vuole andarsene. In Ucraina hanno le loro vite, case, negozi, imprese, mogli, figli. Sono la maggior parte ormai, per lo più nel nord del Paese”.