"Grazie per avere parlato dei problemi degli italiani all’estero"; "Ti ho visto, Ricky, bravo!"; "Mi sono piaciute le cose che hai detto e come le hai dette". Questi sono solo alcuni dei messaggi che mi sono arrivati per email o attraverso i social network dopo la mia partecipazione a "Community", programma condotto da Benedetta Rinaldi e trasmesso da Rai Italia in tutto il mondo (tranne in Europa, dove il canale internazionale della televisione pubblica italiana non si vede). Sono davvero soddisfatto, non solo per i complimenti ricevuti, ma anche per il successo di un programma che evidentemente è riuscito a toccare le corde di tanti nostri connazionali.
Naturalmente non posso che ringraziare: sono felice che la puntata sia piaciuta, felice che i miei interventi siano stati apprezzati. Continuate a seguirmi e a seguirci ogni giorno su Italiachiamaitalia.it e invitate tutti i vostri amici a farlo, diffondendo i nostri articoli per email, Facebook, Twitter.
Fra i tanti messaggi che ho ricevuto un po’ da tutto il mondo, ho molto apprezzato quello dell’amico Eugenio Sangregorio, imprenditore di successo a Buenos Aires, Argentina, presidente dell’Unione Sudamericana Emigrati Italiani. Sangregorio, calabrese doc, fra le altre cose mi scrive: "la cosa che più mi ha colpito sono state le tue affermazioni sulla comunità italiana all’estero e sul fatto che occorre assolutamente un maggior impegno dei rappresentanti eletti all’estero, nonché una maggiore attenzione da parte degli stessi politici italiani". Lo ribadisco qui: non solo la politica italiana tutta deve imparare ad occuparsi in modo più serio e costante di italiani nel mondo, ma in particolare i 18 eletti all’estero devono fare molto, molto di più per le comunità italiane oltre confine. Certo, non tutti i parlamentari "italo-stranieri" sono uguali: è giusto dire che fra di loro c’è chi si impegna di più, così come c’è chi fa fatica persino a farsi notare in Parlamento e ricordare dagli elettori (e dagli osservatori politici), tanto è assente dal dibattito parlamentare e mediatico. Ma alla fine sono i risultati quelli che contano e i risultati sono zero, lo ammettono persino alcuni di loro: ordini del giorno, comunicati, dichiarazioni, ma obiettivi raggiunti nada de nada. Così, quando gli italiani nel mondo esprimono la loro delusione, la loro rabbia e il loro sdegno, sui social o nelle lettere alla nostra redazione, non possiamo fare altro che dare loro ragione, che dare spazio alle loro lamentele per continuare a pungolare i nostri rappresentanti e spingerli a fare sempre di più e meglio, a farsi sentire, a conquistare spazi e risultati.
Durante la mia partecipazione a "Community" ho parlato anche di informazione online. Ho ricordato, per esempio, che grazie a internet gli italiani nel mondo possono essere informati in maniera gratuita, puntuale, costante, ovunque essi siano. Inoltre, ho lamentato il fatto che qui in Italia di italiani residenti all’estero – e delle loro necessità – non si parli affatto. E Sangregorio ha notato anche questo: "Dovrebbe esserci una maggiore informazione sul lavoro che é stato fatto e che stiamo facendo", mi scrive. E ha ragione.
Vedete, amici, il nostro quotidiano online è nato – ormai 8 anni fa – anche per questo: non solo per dare una piattaforma e un punto di ritrovo, pur virtuale, agli italiani nel mondo. Ma anche per fare in modo (lo dice il nome stesso del nostro giornale, Italia – chiama – Italia) che nel BelPaese gli italiani all’estero fossero più presenti, che l’Italia si accorgesse di loro sempre più. Dopo 8 anni ne abbiamo fatta di strada, ne abbiamo scritti di articoli, e siamo cresciuti davvero tanto: ma saremmo degli ingenui o dei presuntuosi se pensassimo che basti il nostro contributo per cambiare le cose davvero. Dunque, saremmo felici se per esempio una volta tanto nel salotto televisivo di Bruno Vespa si parlasse della discriminazione nei confronti dei connazionali per ciò che riguarda l’Imu; come saremmo felici se da Corrado Formigli, a Piazzapulita su La7, si parlasse della scelta unilaterale da parte della Farnesina di chiudere decine di sedi diplomatiche all’estero. Ma forse sono soltanto dei sogni che non si potranno mai realizzare, visto il menefreghismo che c’è nello Stivale nei confronti di chi vive lontano dalla Penisola.
L’informazione prima di tutto; l’informazione fa miracoli, muove montagne, sbrina le coscienze, interroga le menti e appassiona i cuori. Se non comunichi, non esisti. Se non se ne parla, quel problema non c’è. E’ un mondo fatto così, a grandezza di televisore, di blog, di pc e tablet. Noi col web, è vero, il nostro piccolo-grande contributo lo diamo: ma la tv italiana, la grande informazione, i "giornaloni", perché mai se ne fregano di chi vive fuori dalla madre patria? Per chi scrive è qualcosa senza senso: anche dal punto di vista economico – visto che certe persone capiscono solo quando si tratta di moneta – è un paradosso: perché là fuori, oltre confine, c’è un mercato enorme fatto da milioni di italiani pronti non solo a promuovere il made in Italy e diffondere la nostra cultura, ma anche a "consumare" notizie. Mah! Ci è difficile capire, ma non smetteremo di parlarne.
Fino ad oggi fra gli eletti all’estero abbiamo visto soltanto personaggi ben vestiti: gli uomini preoccupati di cambiare cravatta ogni giorno dell’anno, le donne di impreziosirsi il decolleté con gioielli appariscenti; abbiamo ascoltato parlamentari italiani parlare una lingua che non è la nostra, abbiamo assistito a guerre intestine e a colpi bassi fra colleghi; a bugie, tradimenti, invidie, gelosie. Ma di leggi a nostro favore non ne abbiamo vista una.
La conclusione di questo editoriale è amara: non potrebbe essere diversamente, visto il periodo che stiamo vivendo come italiani nel mondo. Tuttavia, sono certo che se ci fossero in Parlamento persone davvero capaci e forti di spirito, davvero coraggiose, a rappresentare gli italiani all’estero, le cose potrebbero cambiare. Mi piace credere che se arrivassero uomini e donne pronte a dare ogni goccia del proprio sudore per raggiungere gli obiettivi che più interessano le comunità italiane oltre confine, sarebbe tutta un’altra musica. Mi auguro che alle prossime elezioni, quando sarà – forse prima di quanto si creda -, ciascuno di noi sappia scegliere bene. Con la speranza, ovvio, che – una volta per tutte – questo schifo di legge che regola il voto oltre confine venga davvero riformata.
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