Secondo le statistiche dovremmo essere al 46esimo giorno di crisi politica post elettorale. Tanto per fare un esempio, è iniziata quando c’era un Papa che ha fatto in tempo a dimettersi, andarsene, passare il periodo della sede vacante. Si è eletto poi un altro Papa – che ha iniziato “alla grande” – e che ha poi presieduto tutte le funzioni della Settimana Santa di una Pasqua ormai trascorsa e lontana… e noi siamo sempre qui a discutere di Bersani, del Colle, di Renzi, di Grillo, Berlusconi e compagnia cantando.
Nel frattempo chiudono centinaia di aziende al giorno e ci sono 6.000.000 (sei milioni!) di disoccupati. Ho letto il testo dei “saggi” che correttamente non fanno che ripetere necessità che da decenni appartengono alla liturgia: da quanto tempo si parla di “Senato delle Regioni”, di “necessità di riforma della legge elettorale”? Bene, adesso abbiamo anche la firma dei “saggi”, e poi? Non sono le idee che mancano, ma la volontà e la buona volontà non si può far finta di averla: o c’è o non c’è. Così come è troppo facile dare sempre la colpa agli altri, chiunque essi siano.
Per esempio: perché non si comincia subito a cambiare la legge elettorale? Si può farlo anche senza il nuovo governo ma almeno quando (presto) si andrà a votare ci saranno regole certe per avere una maggioranza e se non altro questo problema dell’ingovernabilità sarà risolto.
Infine c’è la questione della Presidenza della Repubblica, carica per la quale si sprecano le previsioni. Io ne ho una che temo molto: Romano Prodi. Spero di sbagliarmi, perché “a pelle” per me è insopportabile e non tanto per una questione politica ma perché mi provoca una specie di immediato prurito personale. Scusatemi, ciascuno ha i suoi difetti.
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