Berlusconi "dichiarando guerra al Parlamento e al governo ha bombardato la prospettiva della grazia", "sono andato più volte a parlare col Presidente della Repubblica su mandato di Berlusconi e non mi sento in coscienza di sottoscrivere una simile ipotesi. Escludo ogni complotto da parte di Napolitano e che ci fosse l’intenzione a priori di non concedergli la grazia Anzi, per quel che ho compreso, è vero il contrario". Lo afferma in una intervista a Libero Gaetano Quagliariello.
Secondo il ministro delle Riforme costituzionali il segnale della rottura senza ritorno nel Pdl sono state "le annunciate dimissioni di tutti i parlamentari: un atto di gravità istituzionale senza precedenti. Non era accaduto nemmeno dopo l’assassinio di Matteotti". E aggiunge: "Vi erano tutti i presupposti affinché la grazia fosse concessa. Nel momento però in cui si chiedono le dimissioni di 200 parlamentari, si porta l’esecutivo a riunirsi senza la certezza della base parlamentare e poi gli si imputa di non aver bloccato l’aumento dell’Iva, si fanno dimettere cinque ministri, è chiaro che si intraprende una linea massimalista alternativa al percorso verso la grazia". Secondo il ministro "è assai più difficile essere leali che lealisti. Io a Berlusconi ho detto tutto quel che penso guardandolo negli occhi. E non sapendo se per me ci sarebbe stato o no un futuro politico". E conclude: "Rimorsi no. Ho sofferto nel momento in cui ho capito che la divisione era un esito scontato, prima che si verificasse. Ma in politica capire prima le cose non è una qualità. Se sei in ritardo puoi sempre recuperare, se sei in anticipo sei fottuto. Soffri due volte".
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