Tagli in vista per i patronati, nella legge di Stabilità. Patronati che, ovviamente, gridano allo scandalo. Sante Marzotto, vicepresidente Inas, nell’audizione presso il Comitato delle Questioni per gli Italiani all’estero in Senato, ha detto: “Non è la prima volta che si parla di tagli ai patronati. Adesso però basta: c’è un punto critico sotto il quale non si sta in piedi. Se non ci mettono in un angolo siamo pronti a dialogare, calcolando che chiudendo i patronati all’estero l’Inps avrebbe costi stimati di mezzo miliardo circa per la riapertura delle pratiche a fronte di un risparmio di 670 mila euro". "A noi non viene consentito di mettere la nostra efficienza e capillarità al servizio dei nostri connazionali. Ci servono 24 ore per stabilire l’italianità di un discendente, voi avete bisogno di sei mesi". Eppure nell’ottima della spending review "ci hanno proposto uno scambio, non toccare l’Italia, ma tagliare all’estero. Un taglio che non accetteremo mai".
Paolo Ferri, direttore generale del Patronato Acli, nell’audizione presso il Comitato in Senato, ha spiegato: “La macchina dei Patronati Acli all’estero per funzionare e avere sostenibilità" deve poter contare su fondi congrui "perché attualmente sta lavorando fuori giri: operiamo in 20 paesi, abbiamo 85 sedi riconosciute e 150 dipendenti, svolgiamo 250 mila pratiche annue", dati che segnalano "una crescita dell’attività che non si compensa con i costi che certe strutture devono affrontare per continuare il servizio".
Nel dibattito è intervenuta anche Morena Piccinini, presidente Inca, secondo cui i patronati "hanno una grande importanza per le comunità all’estero, più di quanto appaia. Non ci stiamo dedicando solo alla prima migrazione, c’è anche tutto il lavoro che si fa in collaborazione con le istituzioni europee, sia per quanto riguarda la mobilità degli italiani all’estero sia per l’insediamento dei nostri patronati nei paesi di immigrazione verso l’Italia per un servizio volto a favorire l’integrazione e la conoscenza delle norme del nostro Paese". “Il nostro compito si è ampliato, c’è l’esigenza di poter avere una formalizzazione di questa azione presso il ministero degli Esteri, tramite protocolli e una relazione strutturata. Sarebbe importante in nome della trasparenza che ci contraddistingue". Sarebbe importante "sganciare il tema dei patronati all’estero dal capestro dei tagli, perché abbiamo potenzialità enormi; è evidente che sono strutture in sé costose e sarebbe importante ragionare in una prospettiva anche di maggiore impegno, ma con il mantenimento delle risorse messe a disposizione".
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