Trieste, 16 gennaio. Sulla questione OGM ogni stato deciderà, presto, per conto proprio. Anche se il Parlamento europeo ha dato il via libera, ieri 15 gennaio – con 480 voti a favore, 159 contrari e 58 astenuti -, alla direttiva comunitaria che permetterà ai Paesi dell’Unione Europea di poter scegliere di limitare o vietare la coltivazione ogm sul proprio territorio nazionale, la decisione è già stata presa in due regioni d’Italia.
In particolare il Friuli Venezia Giulia ha già stabilito di vietare la coltivazione di mais OGM. Anzi, si era già fermamente disposto a tal fine con la legge regionale numero 5 del marzo dello scorso anno, normativa che è stata poi approvata anche dalla stessa Unione Europea.
Per l’assessore alle Attività produttive del Friuli Venezia Giulia, Sergio Bolzonello, tale originaria determinazione ha un suo valido significato: "Fa scuola a livello nazionale ed europeo". L’assessore ha evidenziato, inoltre, "come la Regione Friuli Venezia Giulia" sia "precursore sul territorio nazionale di chiare posizioni a favore di un’agricoltura di qualità e soprattutto area OGM free".
Bolzonello ha poi mostrato tutto il suo apprezzamento ieri, quando ha appreso la notizia fresca, quella che è giunta dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta, dichiaratosi contrario alla produzione di ogm. Ha quindi subito detto: "Non possiamo che rallegrarci con un’altra realtà regionale a Statuto speciale come la Valle d’Aosta che oggi ha approvato una legge per vietare anch’essa l’impiego di Organismi Geneticamente Modificati (OGM) sul proprio territorio".
L’assessore ha infine ricordato come fra qualche settimana scadrà il decreto interministeriale che vieta le semine OGM in Italia. Il "divieto quindi, non più in vigore sul territorio nazionale", sarà "valido in Friuli Venezia Giulia, essendoci dotati di una norma autonoma", ha concluso.
Si dovrà tuttavia aspettare la primavera del 2015 perché entri in vigore questa nuova legge, attesa da cinque anni. Le nuove norme prevedono che gli stati dell’Unione garantiscano una particolare vigilanza, utile per assicurare che le coltivazioni geneticamente modificate non contaminino altri prodotti. Per ora però non sono previsti indennizzi per gli agricoltori che dovessero per caso trovare i propri campi alterati.
Sarà l’European Food Safety Agency (Efsa) a valutare le richieste delle aziende per la convalida di un nuovo organismo geneticamente modificato. C’è anche da dire che le nazioni potranno decidere di bandire dal proprio territorio un determinato organismo Gm, per diverse ragioni: di politica ambientale, di pianificazione urbana e rurale, di politica agricola, o per il possibile impatto socio-economico.
Nonostante la normativa appena approvata, le critiche non sono mancate. “Queste nuove norme dovrebbero fornire alle nazioni europee un po’ di muscoli sul piano legale per impedire la coltivazione di ogm sul proprio territorio, ma contengono alcuni difetti. Danno alle industrie biotech la possibilità di negoziare con i governi eletti. Schivano, inoltre, alcuni degli argomenti legali più forti, per esempio i danni che arrecano all’ambiente”, hanno subito commentato alcune associazioni ambientaliste.
Eppure in certi posti, come in Spagna, esiste la coltivazione del mais Mon810, dell’americana Monsanto (anche se solo interessa lo 0,07% del territorio agricolo del continente), l’unica coltura ammessa in Europa. Ma in Italia ad esempio è vietata.
A farne le spese di questo sacrosanto divieto è stato l’agricoltore friulano, Giorgio Fidenato (in foto), che nel 2010 ha sfidato tutto e tutti, seminando in due campi, a Fanna e a Vivaro, nella provincia di Pordenone, mais Mon810, senza una specifica autorizzazione, come invece previsto dal decreto legislativo 212 del 24 aprile 2001.
La sua azione è stata a lungo in corso di processo con l’accusa d’invasione di terreno e, dopo varie segnalazioni agli organi competenti, ventitré attivisti di Greenpeace entrarono nei campi e distrussero il suo raccolto. La battaglia di Fidenato è continuata fino nel 2014 con il ricorso al Tar del Lazio, come ha illustrato IlFattoQuotidiano.it.
L’agricoltore friulano non si arrende però, spera sempre. Anche oggi, chiede di poter continuare a seminare mais Mon810. Un sogno agognato che, con la nuova legge, può trovare una chance in altre patrie europee, ma che resta per ora solo, e ancora, un impedimento nella sua regione; quasi un miraggio nella sua amata terra.
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