Alla fine Frau Merkel ha ceduto. Di fronte al muro eretto da Monti e Rajoy, con il fondamentale sostegno della Francia – fino a pochi mesi fa alleata di ferro della Germania – ha dovuto fare un passo indietro. O meglio, ‘piegarsi’, come scrive la stampa tedesca. L’Europa ridisegnata dalle elezioni e’ riuscita a forzare la mano, scardinando vecchi equilibri e facendo apparire come un ricordo ormai preistorico l’inossidabile duo ‘Merkozy’.
La vittoria politica del nuovo asse, che ha permesso di creare un effetto domino (Monti dice no al pacchetto senza misure per stabilizzare i mercati, Rajoy lo segue a ruota e Hollande – che non puo’ non portare a casa il compact sulla crescita – appoggia apertamente la decisione) e’ palpabile nelle parole del presidente francese Francois Hollande. ‘La pressione di Italia e Spagna – ha detto – e’ andata a beneficio di tutta l’eurozona’ ed e’ servita a ‘far prendere coscienza’ alla Merkel ‘di quali fossero le sfide in gioco’. "E’ stata lunga – ha aggiunto – ma la presa di coscienza c’e’ stata". Certo Hollande si e’ poi affrettato a precisare che ‘non ci sono vincitori ne’ vinti’. A vincere, come ha detto poco dopo anche il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, ‘e’ stata l’Europa’. E anche Monti ha precisato che i rapporti con la Merkel sono e restano ‘ottimi’. Ma il nuovo asse ha funzionato e Berlino ha dovuto cedere.
Lei, la cancelliera, nonostante il volto tirato, ha parlato di un vertice ‘di successo’. Ridimensionando al Bundestag con un ‘buon compromesso’. Ma ha anche puntellato, in conferenza stampa, i paletti che – nonostante la resa – e’ riuscita a mantenere: oltre all’immancabile precisazione sul fatto che la sua posizione sugli eurobond ‘non e’ cambiata’, anche la sottolineatura sulla ricapitalizzazione delle banche attraverso i fondi salva Stati che dovra’ passare attraverso "il consenso unanime" dell’Eurogruppo e sui fondi di salvataggio europei che potranno intervenire per calmare gli spread "secondo le linee guida già esistenti" e non senza ‘condizioni’. In ogni caso, la sconfitta rimane.
Cosi’ come rimane la vittoria politica di Francia, Italia e Spagna, nonostante anche a loro siano state chieste delle rinunce. Prima fra tutti a Parigi, storicamente nazionalista: sara’ costretta a cedere un bel pezzo di sovranita’ sul fronte dell’unione bancaria. L’Italia avrebbe voluto ottenere di piu’ sul piano delle risorse dell’Esm e un maggiore automatismo sul ricorso allo scudo anti-spread, ma si dice soddisfatta per essere riuscita scardinare un meccanismo: ‘C’‚ uno sblocco mentale’, ha detto il Professore, per quanto riguarda un utilizzo flessibile del fondo. Alla fine sono in molti a pensare che a portare a casa il bottino piu’ grosso sia la Spagna, che ha incassato la ricapitalizzazione diretta delle banche.
Ma la debacle della Merkel e’ tutta nelle pagine di apertura della stampa internazionale che parlano di notte ‘storica’, della vittoria di Italia e Spagna e, giocando sull’esito della semifinale degli europei, di doppia batosta per la Germania, a Varsavia e a Bruxelles. E anche nella reazione dello spread e dei mercati: crollato il primo, dopo il crollo della Merkel, e volati i secondi.
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