Le riforme, seppur dolorose, stanno dando i primi frutti rendendo l’Italia un Paese piu’ attraente per gli investimenti e rafforzando le basi per una crescita sostenibile nel lungo periodo. Mario Monti sceglie con cura le parole da usare al vertice Asia-Europe Meeting (Asem) di Vientiane, per rassicurare i partner asiatici sul fatto che l’Europa, e con essa l’Italia, sta uscendo dalla crisi del debito sovrano. Allo stesso tempo pero’ li mette in guardia sul rischio che il contagio finanziario, che non risparmia nessuno, si estenda all’Estremo oriente.
Argomentazioni valide anche in chiave interna, visto che le previsioni Istat intravedono un 2013 ancora nel segno della recessione. Il premier ne e’ consapevole, per questo insiste sulla necessita’ di attendere per vedere gli effetti delle riforme sull’economia reale. La moral suasion sui leader asiatici – a cominciare dal gigante cinese, rappresentato a Vientiane dall’uscente Wen Jiabao – e’ coralmente sostenuta da tutti i dirigenti europei.
Francois Hollande non risparmia una bacchettata alla politica monetaria dei colossi orientali, accusando in particolare lo yuan cinese di ‘concorrenza sleale’. Anche Herman Van Rompuy, presidente Ue, mette all’indice il protezionismo di alcuni Paesi, pur senza citarli espressamente. Ma tutti ci tengono soprattutto a rassicurare i partner asiatici sul fatto che il Vecchio Continente e’ sulla buona strada per superare la crisi del debito sovrano. Stesso concetto ripetuto anche da Monti, che tuttavia inizia il suo pressing diplomatico nella bilaterale con Wen prima dell’inizio del summit sottolineando in particolare i progressi italiani: le riforme avviate e una finanza pubblica piu’ sana stanno dando i primi frutti grazie ai quali l’Italia ora e’ un Paese piu’ ‘attraente’ per gli investitori stranieri, dice il professore al premier della seconda potenza economica mondiale. Rassicurazione che il cinese accoglie di buon grado, rivelando che la prima a lodare l’azione del governo tecnico e’ stata Angela Merkel durante il loro incontro a Pechino. Ora sono piu’ fiducioso sulle prospettive dell’economia italiana e di quella della zona euro, si congeda Wen secondo il resoconto fornito successivamente da fonti italiane.
Poco dopo, nell’intervento nella prima sessione pleanria dedicata all’Economia, Monti appare ancora piu’ incisivo. Prima si mostra comprensivo, dicendo di capire la ‘delusione’ degli ‘amici asiatici’ per lo scarso contributo dell’Europa alla crescita mondiale. Ma ricorda anche che il Vecchio Continente e’ in una fase di ‘trasformazione’ da cui uscira’ ‘piu’ forte e solido’. Inoltre, aggiunge con con un monito ai colossi d’Oriente, la crisi ‘non risparmia nessuno’ come dimostra il fatto che la crescita in Asia ‘ha iniziato a rallentare a causa di una domanda piu’ debole’. Non solo: alcuni dati ‘suggeriscono che canali finanziari di contagio pongono rischi anche per Asia’. Insomma, avverte Monti, la crisi ‘bussa alle porte di tutti’. Poi, da professore di economia, suggerisce una ricetta che ricalca quella europea: maggiore integrazione economica e piu’ ampia mobilita’ dei lavoratori.
L’ultimo accenno e’ ancora per rassicurare, ma stavolta sull’affidabilita’ dell’Italia. Il governo, dice con parole che valgono ovviamente anche in chiave interna, spinto dalla crisi del debito ha varato un certo numero di ‘misure di austerita’ molto drastiche’ e una serie di ‘riforme strutturali piuttosto profonde’ che ‘nel breve periodo causano dolore’ e non aiutano la crescita. Ma oltre ad assicurare il pareggio di bilancio nel 2013 – rimarca – esse rappresentano dei ‘prerequisiti per una crescita piu’ sostenibile’. Sono insomma dolorose, ma necessarie.
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