C’era una volta l’America. E nel 1932 l’elettorato italo-americano ebbe la sua importanza per l’elezione del presidente Franklin D. Roosevelt, ma anche per la creazione di quella maggioranza Democratica che monopolizzò la scena politica USA, almeno per quello che riguarda la Casa Bianca, per due decadi. Gli italo-americani, che prima erano sostanzialmente Repubblicani, cominciarono a spostare i loro voti alla fine degli anni Venti fino alla metà dei Trenta. Perchè prima si erano schierati per il GOP gli italo-americani? Perchè i Repubblicani si potevano associare alla prosperità economica che era seguita alla depressione del 1893 che poi era coincisa con il ritorno di un Democratico, Grover Cleveland, alla White House. Poi nel 1920 la fedeltà nei confronti dei Repubblicani fu accentuata anche per una rappresaglia nei confronti di Woodrow Wilson, presidente con il simbolo dei Democratici, dopo la fine della Prima Guerra
Mondiale, per il suo atteggiamento alla Conferenza di Pace di Versailles. Ma la fuga dai Repubblicani cominciò si può dire nel 1928 quando il governatore dello stato di New York, Alfred E. Smith, si candidò per le presidenziali come democratico e identificandosi come un politico che era contro il ‘Proibizionismo’ oltre a essere il primo, in uno dei due grandi partiti, a non avere una discendenza completamente anglosassone. Fu infatti anche il primo con origini italiane a candidarsi per la Casa Bianca, anche se poi fu sconfitto da Herbert Hoover. Poi la Depressione confermò gli italo-americani come sostenitori del Partito Democratico fino a quando il Presidente Roosvelt non ebbe parole durissime nei confronti dell’Italia che aveva dichiarato la guerra nel 1940. Allora via dai democratici per poi passare alle file repubblicane. Ma questa altalenanza dei rapporti si concluse si può dire nel 1968, quando i due partiti americani si divisero le simpatie degli italoamericani.
In quell’anno, difficilissimo per gli Stati Uniti, con l’assassinio prima del leader dei diritti civili Martin Luther King e poi del candidato democratico, Robert F. Kennedy, fratello di John che a sua volta venne ucciso quando era presidente nel 1963, quelle elezioni videro in campo Richard Nixon per i repubblicani e Hubert Humphrey per i democratici con la presenza anche dell’indipendente George Wallace. Fu Nixon a vincere, per una manciata di voti, 43,4% contro il 42,7%, vale a dire una differenza sostanziale di mezzo milione di voti, una goccia nel mare delle schede, anche perché Wallace alla fine ottenne il 13,5%, quasi 10 milioni di voti. In quella occasione gli italoamericani per il 37% votarono per il partito Democratico, mentre il 36% si schierò con quello Repubblicano. Da quei giorni sono passati 48 anni non c’è mai stato un presidente di origini italo-americane, ma c’è stata Nancy Pelosi che ha avuto la carica di Speaker of the United States House of Representative, prima donna ad arrivare a quella prestigiosa poltrona. E anche prima italo-americana.
Attualmente nell’amministrazione di Barack Obama c’è Leon Panetta, Segretario della Difesa ed ex direttore della CIA. Tra Senato e Congresso sono una trentina i senatori e i congressisti ad avere una discendenza italiana. Ma l’Italian American Congressional Delegation, di cui fanno parte, raggruppa anche oltre 150 membri che pur non avendo legami diretti con l’Italia, sono comunque fortemente coinvolti nella comunità italo-americana. E a poco meno di tre settimane dal voto gli oltre 18 milioni di italo-americani presenti sul territorio USA potranno essere determinanti nella corsa verso la casa Bianca, nello scegliere tra il presidente uscente Barack Obama, Democratico, e lo sfidante Mitt Romney, Repubblicano. Ma se fino a questo momento l’America appare divisa in due, un giorno con qualche punto in più per Obama, un altro, ultimamente, con un vantaggio per Romney, anche i milioni di italo-americani sembrano dividersi alla stessa maniera confermando quella tendenza cominciata nel 1968. Un po’ repubblicani e un po’ democratici, anche se la concentrazione maggiore degli italo-americani si trova in quegli stati che storicamente sono per il partito Democratico, come New York o il Connecticut, il New Jersey e il Rhode Island e che anche per le elezioni che stanno arrivando non hanno cambiato il loro profilo.
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