In Libia si combatte ancora. Sirte, una delle ultime roccaforti del rais libico, è ancora nelle mani dei lealisti. Contro le truppe fedeli a Gheddagi, dopo quattro giorni di relativa calma, avanzano a sorpresa le forze ribelli, quelle del Cnt, sfidando razzi e granate. La linea del fronte è avanzata di 4-5 chilometri in città: l’obiettivo è quello di prendere in una morsa le forze fedeli al Colonnello.
In un ospedale creato in una moschea a ovest di Sirte è arrivata una colonna di ambulanze con una ventina di feriti; la guerra non è finita. Gli uomini vicino a Gheddafi insistono: possiamo resistere per settimane, probabilmente mesi. Anche per questo si attendono i rinforzi: il Consiglio militare del Cnt di Misurata ha annunciato che gli uomini che hanno combattuto mercoledì per la "liberazione di Djofra", un’oasi che si trova 300 chilometri a sud di Sirte, arriveranno a rinforzare le truppe sul fronte Sud della città.
Intanto Mustafa Abdul Jalil, presidente del Cnt, la prossima settimana – dopo il nuovo rinvio di domenica scorsa – renderà nota la composizione del nuovo governo provvisorio libico.
Uno dei feriti, Ali Mohammed Wada, racconta di violenti combattimenti in città: per respingere le truppe del Cnt le milizie del rai hanno lanciato bombe e razzi. Alcuni rifugiati hanno dichiarato che i pro-Gheddafi usano i civili come scudi umani, impedendo loro di fuggire. Tuttavia, approfittando della calma degli ultimi giorni, molte famiglia hanno già lasciato Sirte.
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