Ve lo ricordate Nicola Di Girolamo, l’ex senatore del PdL coinvolto nella vicenda della maxifrode fiscale di Telecom Italia Sparkle e Fastweb? Per quei fatti l’ex parlamentare, che era stato eletto nella ripartizione estera Europa, ha già patteggiato una pena a cinque anni di reclusione (restituendo 4 milioni e mezzo di euro). Il processo per gli stessi fatti, che e’ ancora in corso, ha coinvolto una ventina di persone, tra cui alcuni ex dirigenti di societa’ Fastweb e Telecom Italia Sparkle.
Nell’ambito del processo Telecom Sparkle-Fastweb, Di Girolamo era accusato di evasione fiscale, riciclaggio transnazionale e scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso. Ma ora potrebbe arrivare per lui un altro processo, che riguarda l’aspetto della falsa residenza all’estero. Per candidarsi nella circoscrizione estero, infatti, secondo la legge Tremaglia, che regola il voto degli italiani nel mondo, è necessario essere residenti oltre confine. Secondo gli inquirenti, Di Girolamo avrebbe preso la residenza in fretta e furia, e le cose fatte in fretta – si sa – non portano mai a nulla di buono.
I FATTI La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per la storia della falsa residenza a Bruxelles grazie alla quale Di Girolamo riuscì a candidarsi al Senato nel 2008. Il gup Riccardo Amoroso entro luglio deciderà se mandare a processo l’ex senatore assieme all’imprenditore Gennaro Mokbel, che si rivolgeva a Di Girolamo dicendogli “tu sei il mio schiavo”. Fra gli altri, coinvolti anche Stefano Andrini, che per questa vicenda lasciò il suo posto di amministratore delegato dell’Ama di Roma, e un impiegato del Consolato italiano in Belgio, tale Aldo Mattiussi. I pm contestano agli imputati una lunga serie di reati tra cui abuso d’ufficio, attentato ai diritti politici dei cittadini, false dichiarazioni aggravate all’ufficio dello stato civile, e falso ideologico aggravato mediante induzione in errore di pubblico ufficiale e falsificazione aggravata di liste elettorali.
Discussione su questo articolo