La situazione di stallo in cui si è aggrovigliata l’Italia dopo il voto di fine febbraio sembra essere infinita. Niente succede e nulla si muoverà davvero fino al 18 aprile, quando il Parlamento si riunirà per scegliere colui – o colei – che dovrà prendere il posto di Giorgio Napolitano al Quirinale. A seguire i riti bizantini e monotoni che la nostra classe politica mostra al mondo senza vergogna, chi ci capisce è bravo. E va bene che la situazione è questa, ma Camera e Senato ci sono, o sono scomparsi? I nostri tanti parlamentari dovrebbero comunque cominciare a lavorare, no? Quanto altro tempo vogliono aspettare, prima di poter dire di guadagnarsi davvero lo stipendio? Dopo un mese gettato alle ortiche, con le consultazioni infinite di Pier Luigi Bersani, non possiamo attendere ancora. Mi riferisco in particolare agli eletti all’estero: che stanno combinando nel Palazzo? Le vacanze di Pasqua sembrano essere durate troppo a lungo per loro. Diciamo la verità: da quando sono entrati in Parlamento i nostri 18 non hanno combinato un bel niente. Eppure il primo stipendio – e che stipendio! – l’hanno già preso. Facessero almeno finta, no? Non sono capaci nemmeno di fare questo? Ci facciano credere che hanno desiderio di impegnarsi, che vogliono fare la differenza. Dimostrino di essersi meritati l’elezione fin da subito.
Penso a tutti gli eletti all’estero, ma in particolare a quelli “nuovi”, quelli alla loro prima legislatura: dov’è Renata Bueno, la deputata eletta in Sud America con l’USEI? Che sta facendo? Boh. E Fucsia Nissoli, la rappresentante del MAIE eletta con la lista Monti nel Nord e Centro America? Che fine ha fatto? A parte le sue scontate parole sull’elezione del Papa, nulla abbiamo letto. E il giovane Mario Borghese, anche lui del MAIE, eletto in Sud America? Lo abbiamo conosciuto soltanto grazie a un’intervista pubblicata su ItaliaChiamaItalia a firma del nostro direttore: poi, il vuoto. Lo stesso discorso vale naturalmente per il senatore del Pd eletto in Australia, così assente che nemmeno me ne ricordo il nome. Oppure per Mario Caruso, il deputato di Scelta Civica eletto nella ripartizione estera Europa: dov’è e a cosa sta lavorando? E Claudio Zin, il senatore MAIE eletto in Sud America? Non pervenuto. Dopo i primi giorni, in cui è lecito festeggiare la vittoria, dovrebbero tutti darsi da fare. La ricreazione è finita. Quand’è che si ritorna sui banchi di scuola a fare i compiti e produrre?
Le critiche che faccio ai nuovi, valgono a maggior ragione per coloro che non sono entrati in Parlamento per la prima volta: penso all’On. Picchi, l’unico rappresentante del PdL all’estero in Parlamento; penso a Laura Garavini, che, oltre a parlare male del proprio Paese in Germania e in tutta Europa, non si ha notizia di cosa stia facendo; penso anche al bravo Aldo Di Biagio, che ha avuto un ottimo risultato personale alle ultime Politiche. Ma il forte consenso ricevuto sul territorio vale se ti dà la forza necessaria per portare avanti iniziative a Roma. A parte le dichiarazioni contenute nei comunicati stampa, a parte l’interrogazione sul caso Giacchetta – necessaria ed apprezzata -, non abbiamo visto niente altro degno di nota. Marco Fedi, unico fra i 18, si porta avanti e propone un disegno di legge che riguarda la cittadinanza. Nel suo intervento, scrive fra l’altro che non si tratta di “un salto in avanti”, ma di “un segnale che ogni eletto dovrebbe dare della personale volontà di riprendere al più presto il lavoro sui temi concreti”. Ecco, appunto.
Noi vogliamo vedere i nostri rappresentanti darsi da fare per ottenere leggi a favore di noi italiani nel mondo. E’ così difficile da capire? Vogliamo leggi, non chiacchiere. E non importa se la situazione della politica italiana, così com’è oggi, appare avvitata su se stessa, anzi, proprio per questo, non si sprechi tempo prezioso. Ci aspettiamo in ogni caso la volontà di fare. E’ chiaro il concetto? Al lavoro!
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