In una fase ‘delicatissima’ della nostra vita, i militari italiani che si trovano ogni giorno ‘a tu per tu con la morte’ per difendere la pace e promuovere la democrazia sono ‘un faro per il Paese’. Parola di Renato Schifani, che si spinge a portare il saluto del Parlamento italiano e l’apprezzamento del Paese ai soldati impegnati nella missione Isaf fino all’avamposto di Baqwa, nel profondo sud dell’Afghanistan.
Ci vuole un’ora di volo tattico da Herat a bordo di un elicottero armato di mitragliatrici lungo una zona ‘non pacificata’ per raggiungere i quasi cinquecento Bersaglieri della Garibaldi. Soldati con le penne sull’elmetto che presidiano, con cinquanta gradi all’ombra, uno dei territori piu’ turbolenti dell’Afghanistan, davanti a quel Gulistan attraverso cui passa la via dell’oppio verso il Pakistan e dove Isaf registra le perdite piú pesanti. Morti anche italiani: nel piccolo sacrario allestito nella base italiana se ne ricordano dieci: di ciascuno una foto accanto all’altare con la bandiera, da cui pendono anche due portachiavi di peluche, che appartenevano ad altrettante vittime. Al presidente del Senato le mostra il giovane cappellano militare con la casula sopra la mimetica.
Schifani osserva in silenzio, poi bacia la il Tricolore e dice: ‘Qui, in un teatro di guerra dove ogni giorno si rischia la propria incolumita’, dove si vive a tu per tu con il pericolo in ogni momento, parlando con voi ho trovato l’entusiasmo e la consapevolezza del grande lavoro che state svolgendo’.
‘Siamo in un posto complicatissimo – rileva, visibilmente commosso, il presidente del Senato che che non nasconde ai militari che lo ascoltano il suo orgoglio nell’essere il primo esponente delle Istituzioni ad essersi spinto fin qui per portare sostegno ai soldati – e nessuno di voi si lamenta. Voi siete il faro del Paese. Un Paese che vive momenti delicati, che pero’ guarda a voi, al vostro sacrificio, alla vostra solidarieta’ e alla vostra professionalita’ come punto di riferimento per uscire da un momento difficile come quello che stiamo vivendo. Voi siete un faro per l’Italia. Ed e’ il questo segnale che da presidente del Senato portero’ al Parlamento da questo teatro delicatissimo dove le condizioni sono davvero complicate’. ‘Voglio trasmettervi – dice ancora – il mio orgoglio e quello del Paese per il tipo di vita che conducete e per il coraggio che dimostrate ogni giorno sul campo’. Una missione difficile, che pero’ continua finche’ la comunita’ internazionale lo vorra’ considerandola strategica. ‘Noi italiani – aggiunge combattiamo sempre contro chi vuole opprimere la liberta’ ‘. L’elicottero torna e solleva una nuvola impenetrabile di polvere: bisogna rientrare a Herat per inaugurare una nuovissima centrale operativa a Camp Arena; ma prima di decollare il pensiero torna ai morti, all’ultima vittima, il carabiniere Manuele Braj in particolare.
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