Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, nella conferenza stampa del 28 marzo 2025, ha fatto riferimento all’ipotesi di cinque passaporti consegnati a membri di Hezbollah. Anche un parlamentare eletto all’estero ha fornito notizie simili attraverso gli organi di stampa.
Sempre dalla stampa nazionale, si è appreso che – sul caso citato – vi sarebbero state ispezioni anche negli Uffici consolari.
Se tutto ciò fosse confermato, si tratterebbe certamente di un evento gravissimo che coinvolgerebbe anche l’integrità del Corpo diplomatico.
Per questo Mario Borghese, Senatore e Vicepresidente MAIE, ha presentato un’interrogazione per chiedere al ministero degli Esteri di sapere se è a conoscenza delle generalità delle cinque persone che sarebbero state coinvolte nel caso e se vi sono, allo stato, funzionari o diplomatici sospesi o nei confronti dei quali siano stati disposti o avviati provvedimenti disciplinari per i casi su citati.
Non solo: Borghese chiede anche se il Ministro a cui si rivolge l’interrogazione, quindi Tajani, abbia trasmesso atti o relazioni alle Procure della Repubblica per le eventuali ipotesi di reato da perseguire.
“Siamo molto preoccupati per la sicurezza del Paese – spiega il Senatore eletto nella ripartizione estera America Meridionale -, quindi , chiediamo al governo di saperne di più sulla vicenda. Al momento – prosegue – non sappiamo con certezza se quanto riportato dagli organi di stampa corrisponda al vero, né siamo a conoscenza delle eventuali conseguenze di quanto sarebbe successo. Nell’interesse della sicurezza nazionale, vorremmo avere maggiori dettagli da parte del governo su tutto quanto accaduto e sulla situazione attuale”.
“Sappiamo inoltre – aggiunge Borghese – che le persone tacciate come esponenti di Hezbollah, in passato sono state in Italia, entrate con visto turistico. Com’è stato possibile questo?”.
Dunque, ribadisce in conclusione l’esponente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, “evidenziamo la nostra preoccupazione e attendiamo la risposta del governo per poi eventualmente esprimere pubblicamente le nostre valutazioni”.