E’ famoso il Detroit Arts of Institute: il motivo è molto semplice, nelle sue sale c’è una delle più grandi e importanti collezioni d’arte degli Stati Uniti. Si estende su un’area di oltre 60.000 metri quadrati nelle quali ci sono oltre 100 gallerie. È stato rinnovato nel 2007 e durante quel periodo sono stati aggiunti altri 5.000 metri quadrati di superficie. È il secondo museo pubblico degli States, perchè, altra caratteristica del DAI, è che a differenza della gran parte di altri istituti simili, non è sotto la proprietà di enti oppure organizzazioni noprofit, ma appartiene alla città di Detroit. E se fino a poco tempo fa questa caratteristica poteva rappresentare un aspetto positivo, o almeno che lo distingueva dagli altri, improvvisamente il fatto di far parte dei beni della città potrebbe trasformarsi in un incubo. Il motivo è semplice: Detroit, la città, è sommersa dai debiti, 18 miliardi di dollari, l’altra settimana si è dichiarata in bancarotta e potrebbe essere costretta a vendere, o a mettere all’asta, tutto ciò che le appartiene, per riaprire una nuova era a ‘Motown’, la città dell’automobile, famosa in tutto il mondo. Ovviamente vista l’entità del debito, viste le caratteristiche della bancarotta e soprattutto dal momento che c’è una città implicata, non sarà facile, o almeno, veloce, arrivare alla soluzione, anche perchè c’è già un giudice che si è opposto al fallimento dichiarato, intanto però i creditori, che vista la cifra in ballo sono ovviamente tanti e con molti zeri, hanno cominciato a mettere gli occhi sui gioielli della città. E uno dei più splendenti è appunto il DAI con le sue straordinarie opere d’arte.
Il mese scorso, prima che la bancarotta diventasse ufficiale, era stata data una valutazione al museo, a quello che conteneva, una cifra che, da sola potrebbe coprire addirittura il 15% dei debiti, cioè una valore di almeno 2,5 miliardi di dollari. Un tesoro chiuso in quelle sale e che fa gola, perchè ovviamente si tratta di opere per le quali non esistono aggettivi adeguati. E tra le centinaia di capolavori, non poteva mancare l’arte italiana. Ci sono dipinti di autori straordinari: difficile farne un elenco completo, ma se si dice che lì c’è un’opera di Caravaggio, ‘Marta e Maria Maddalena’, già si può intuire che cosa stiamo visitando. Ed è solo l’inizio di un viaggio spettacolare: ci sono dipinti del Tiepolo, poi ancora il Correggio e Botticelli, il Parmigianino e Paolo Veronese, il Canaletto e Domenico Ghirlandaio, Guido Reni e il Guercino, Benozzo Gozzoli e Pietro Perugino. Un elenco lunghissimo, che potrebbe continuare, che fa del museo di Detroit, e stiamo parlando solo degli artisti italiani, una ‘galleria d’arte’ davvero unica. Ecco allora che, se mai dovessero essere sacrificate queste opere d’arte per salvare la città dal baratro, un contributo, molto sostanzioso arriverebbe anche dal ‘made in Italy’.
Un mese fa funzionari del museo sono stati contattati dalla casa d’asta Christie’s che ha chiesto un inventario delle opere presenti e se i loro periti avrebbero potuto vedere le collezioni per poi darne una valutazione. Non si sa se poi la richiesta è stata accolta e se fosse stata effettuata a nome di qualche creditore, ma anche questo conferma quanto appetibile sia il museo, quello che contiene ovviamente. Non ci sono infatti solo capolavori italiani, ma anche Rembrandt, Van Gogh, Picasso, Matisse, si può che i più grandi pittori siano tutti presenti a Detroit e ogni anno sono oltre 600.000 i visitatori.
Non è comunque la prima volta che il DAI si trova in brutte acque, sempre da un punto di vista finanziario, ovviamente. Nel 1885, subito dopo la fondazione, ci fu una causa che portò alla perdita dei finanziamenti erogati dalla città, nel 1955 poi, in seguito a una crisi economica, si dovettero quasi bloccare tutte le acquisizioni. L’ultimo periodo nero risale invece al 1973: allora la crisi finanziaria portò alla chiusura temporanea del museo. Ora quest’altro colpo, che, almeno all’apparenza, sembra proprio il più pesante di tutti, ma il mese scorso, prevedendo quello che ora potrebbe accadere, Bill Schuette, procuratore generale del Michigan, aveva dichiarato che le opere d’arte, per la legge dello stato, sono ‘tenute in custodia per il pubblico e possono essere vendute solo per acquistare altre opere d’arte e non per soddisfare i beni comunali…". A Detroit tutti sperano che abbia davvero ragione.
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