“Ora tutti conoscono Giulio: aveva 28 anni ed era un dottorando dell’Università di Cambridge. Dal Cairo, dove si trovava da settembre per condurre la sua ricerca sull’economia egiziana nell’era post Mubarak, raccontava quello che accadeva in Egitto. Il 25 gennaio 2016, giorno dell’anniversario dell’inizio delle manifestazioni che hanno portato alla deposizione del presidente Mubarak, Giulio è scomparso. Il suo corpo è stato rinvenuto giorni dopo, nei sobborghi del Cairo, con evidenti segni di tortura”.
Sul caso Giulio Regeni ci sono tutti gli ingredienti per un secondo piatto alla Marò: come è successo per i due militari in India, la nostra diplomazia sembra che sia più sulla difensiva che sull’attacco. Alcuni analisti internazionali sentiti da diverse testate giornalistiche e televisive, e del resto anche il governo sembra su questa linea, hanno affermato che non si possono rompere i rapporti di amicizia con l’Egitto; e allora chissenefrega di un Giulio qualunque.
Questa storia secondo me dà più fastidio all’Italia che all’Egitto e ho la vaga impressione che si voglia farla dimenticare, come e’ successo con i Maro’, tanto scalpore all’inizio e poi il silenzio. Su Giulio va detto anche che non ci sono state nemmeno manifestazioni in piazza alla ricerca della verita’. L’Italia ormai si e’ arresa alla logica della finanza internazionale, vedi i rapporti con l’Arabia Saudita, e vedi le armi, quelle che bombardano lo Yemen e quelle che forse bombarderanno la Siria. Ancora un volta ci siamo venduti perdendo tutto l’orgoglio di italiani.
Non so perché questi due casi mi fanno ricordare la vicenda di Sigonella: ricordiamo tutti come andò a finire e il ruolo cruciale dell’allora primo ministro Bettino Craxi nel lungo braccio di ferro con Ronald Regan. Ma Craxi pago’ la sua alzata di capo rompendo con Spadolini, ministro della Difesa e subendo la crisi di governo. Craxi tenne il punto e non si chino’ alle ragioni degli americani; non entro nel merito della questione, non sta a me giudicare se fece bene o no; quello che so è che tenne alto il nome dell’Italia, non si fece abbindolare, porto’ avanti le nostre tesi.
Ecco, io vorrei che oggi ci fosse un Craxi che riuscisse a mettere in difficolta’ il governo Indiano e quello Egiziano.
Abbiamo salutato con entusiasmo le primavere arabe ma Regeni aveva capito, e forse ha pagato con la vita il coraggio di gridare al mondo che quella che abbiamo celebrato non e’ la tanta sospirata democrazia.
Questa storia non mi piace, e andrà a finire male, sicuramente nel dimenticatoio, e ci vorranno anni prima che si faccia luce. Stiamo ancora cercando la verità sul DC9 caduto a Ustica, sul caso Moro, e su tutte le bombe terroristiche del periodo di piombo. Forse i nostri figli fra trent’anni sapranno una parte di verita’, ma intanto, se ne siamo capaci, riportiamo casa i Maro’ da vivi e non da morti come per Giulio.
Firma anche tu la petizione #justiceforgiulio
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