Dopo le polemiche delle ultime ore, relative alla decisione del ministero degli Esteri di chiudere 13 consolati italiani nel mondo, la Farnesina fa sentire la propria voce e risponde ad una serie di critiche arrivate da esponenti politici legati al mondo dell’emigrazione. L’Italia, spiegano dal MAE, si vede obbligata a chiudere una serie di consolati nel mondo nell’ambito di un ampio programma di razionalizzazione, ma apre una nuova ambasciata in Turkmenistan, oltre a due consolati generali, in Vietnam e in Cina, cioè in tre paesi emergenti. Dal ministero si ricorda inoltre che il nostro Paese conta una delle reti estere più estese al mondo con un totale di 319 sedi fra ambasciate, rappresentanze permanenti, uffici consolari e istituti di cultura.
Dalla Farnesina si precisa che, nell’ottica di proseguire gli interessi strategici del Paese, e’ stato deciso un piano di interventi che prevede l’accorpamento di uffici consolari situati in aree di emigrazione più tradizionale, sostituiti da strutture più agili e tecnologicamente avanzate, per consentire comunque i servizi ai connazionali. Questo perchè l’ampia rete di rappresentanze – ricorda il ministero degli Esteri – sconta due serie criticita’: primo, la scarsita’ di risorse umane (un terzo dei diplomatici rispetto alla Francia, un quarto rispetto alla Gran Bretagna, la metà delle risorse umane complessive rispetto alla Germania); secondo, la distribuzione dei nostri uffici, ancora troppo eurocentrica e troppo poco proiettata verso i mercati emergenti, gli unici che potranno consentire la ripresa dell’economia.
Il primo problema – spiegano alla Farnesina – e’ di difficile soluzione. In un momento di crisi non e’ possibile aumentare sensibilmente le risorse a disposizione, anche se si tratta di risorse al servizio della crescita. Il secondo invece dipende esclusivamente dalla nostra determinazione a "riorientare" la politica estera italiana, aprendo nuovi uffici nei Paesi dove gli investimenti in termini di risorse dedicate alla politica estera risultano piu’ fruttuosi. E’ il caso naturalmente della Cina, ma anche del Turkmenistan o del Vietnam. Queste sono le prime aperture ed altre ne seguiranno, ma a parita’ di risorse, per poter aprire occorre anche chiudere.
Dal ministero si sottolinea che il piano permettera’ di realizzare significativi risparmi economici, ma anche di recuperare risorse umane e finanziarie da reinvestire nella rete stessa, con l’obiettivo di assicurare il loro migliore utilizzo al servizio dei cittadini e delle imprese, e soprattutto a beneficio della complessiva proiezione del Sistema Paese.
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