Per quanto riguarda invece il voto dei francesi residenti all’estero, ‘la Francia è orgogliosa dei suoi connazionali e nessuno grida allo scandalo perché si spendono soldi per chi vota all’estero. Noi, invece, non riusciamo nemmeno a trovare i finanziamenti per rinnovare i Comites’. Fabio Porta, Pd, eletto nella ripartizione estera Sud America, a colloquio con Italiachiamaitalia.it
Onorevole Porta, con l’elezione di Hollande si aprono margini di sviluppo per l’intervento italiano in Europa?
Credo proprio di sì perché intorno alla vittoria di Holland si è creata una grande aspettativa da parte del Pd e di tutti quelli che desiderano un cambiamento nelle politiche europee, deve esserci più crescita e meno rigore. Il rigore cieco non porta a nulla.
Si respira aria di cambiamento?
Da quando è iniziata questa tornata elettorale europea abbiamo sempre detto, come Pd, che proprio dalla Francia ci aspettavamo il primo passo per il ritorno alle politiche riformiste e basate su investimenti pubblici e distribuzione del reddito. Siamo davanti al primo passo di un buon processo e speriamo che questo cambio di rotta arrivi anche in Italia.
Il cambio di rotta potrebbe anche arrivare, ma i partiti italiani non sembrano all’altezza, soprattutto con un elettorato sempre più scontento…
Il malumore e la disaffezione sono ovunque, in ogni paese si manifestano questi fenomeni e la crisi economica li acuisce. Spetta alla politica dare risposte e saper interpretare i malumori, la guida del Paese non può essere sempre in mano ai tecnici o a politiche imposte dall’alto, soprattutto se in alto ci sono i mercati.
I risultati elettorali greci non le sembrano l’anteprima di quello che potrebbe accadere in Italia tra un anno?
La Grecia è l’esempio negativo di ciò che può succedere sia in Italia che nel resto d’Europa quando si applicano politiche economiche in grado di portare al collasso. Ciò che sta accadendo in queste ore e l’impossibilità di formare un nuovo governo dimostra che l’estremismo da solo non dà risposte di governabilità e, quindi, di crescita. Sapere interpretare la protesta è una sfida da cogliere.
Questa sfida non vi fa paura?
Siamo preoccupati dell’avanzamento delle forze xenofobe e neonaziste che, in Europa, possono portarci indietro e lontano nel tempo. Invece di dare risposte positive come in Francia, alcuni cavalcano populisticamente la crisi.
E l’avanzamento di Merlo in Sudamerica? Non temete nemmeno quello? Potrebbe rosicchiare una grande fetta di elettori…
Il Maie di Merlo deve decidere se essere un partito come gli altri, con le responsabilità che ne derivano, o se continuare a dire di essere un movimento esterno ai partiti. Per rispetto verso gli elettori deve prendere atto della sua appartenenza al Terzo polo e al movimento di Casini, so che sta organizzando una convention in Sudamerica ma non è questo che temiamo. I due atteggiamenti non sono conciliabili e non è onesto dire alcune cose in Sudamerica e qui farne altre.
Che cosa intende dire?
In Sudamerica dicono di essere fuori dai partiti e qui a Roma fanno parte del gruppo parlamentare dell’Udc tanto che Merlo è responsabile degli italiani nel mondo per l’Udc. Non si possono raccontare certe storie in Sudamerica e, qui a Roma, beneficiare dei finanziamenti pubblici ai partiti, in proporzione molto alti. Se si vuole apparire diversi bisogna esserlo fino in fondo, lui invece si prende gli incarichi parlamentari.
A proposito di finanziamento pubblico, non pensa che abbiate fatto una figura pessima con la mancata approvazione della riforma prima delle elezioni amministrative?
È grave che il Parlamento non riesca ad approvare alcun testo in tempi brevi, noi del Pd abbiamo presentato una proposta e aspettiamo di sapere che cosa ne pensino gli altri partiti. Un finanziamento equilibrato e comparabile con le spese elettorali è giusto e utile, sono sbagliati i milioni di euro senza controlli, con i partiti che non danno conto ai propri elettori di come hanno speso questi soldi.
I francesi residenti all’estero hanno votato, per la prima volta, il loro presidente. L’Italia è stato un esempio o i francesi stanno già superando il nostro modello?
Sì, è indubbio che i francesi si stiano ispirando a noi e che abbiano dato una grande dimostrazione di democrazia in tutto il mondo. Sono stati diffusi per primi i risultati relativi ai francesi che vivono all’estero, la Francia è orgogliosa dei suoi connazionali e nessuno grida allo scandalo perché si spendono soldi per chi vota all’estero. Noi, invece, non riusciamo nemmeno a trovare i finanziamenti per rinnovare i Comites. Gli altri stanno seguendo la strada che, per primi, abbiamo intrapreso senza avere il coraggio e l’intelligenza di perseguire. Il voto estero è occasione di crescita e non di regressione.
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