Claudio Micheloni tempo fa ha vergato un comunicato al veleno contro la collega del Pd Laura Garavini. Su ItaliaChiamaItalia abbiamo già commentato. Ma c’è un altro aspetto che Micheloni sottolinea nella sua nota e che oggi vogliamo evidenziare qui: “C’è chi sta in Parlamento – dice il senatore – per occuparsi della propria immagine, pensando che Facebook, Twitter, Newsletter e comunicati bastino per prendere in giro gli elettori”.
Micheloni ci ha azzeccato in pieno. Parlamentari che passano il tempo a cinguettare, adolescenti di ritorno ludodipendenti. Che vivono di “mi piace” su Facebook e che ti intasano la posta con le loro newsletter a raccontare di eventi a cui hanno partecipato: “L’onorevole tal dei tali è stato al galà di…”, “la deputata è stata madrina dell’evento a…”. Ma chissenefrega. Lo scrissi in occasione della campagna elettorale per le ultime Europee: “Chi pensa di fare campagna elettorale solo su Facebook e di prendere voti in questo modo, resterà deluso”.
Ritengo che la comunicazione riguardi almeno il 50% della attività politica di un parlamentare o di un rappresentante delle istituzioni. Ma intendo dire una buona comunicazione. Parlate di noi, cari eletti oltre confine, di noi italiani nel mondo. Le foto che vi scattate durante i convegni e che poi pubblicate sul vostro profilo social, non ci interessano affatto. Dei selfie che vi scattate insieme a questo o quel personaggio non ce ne frega un bel niente. Parlate di politica, della nostra politica. Parlate delle soluzioni che avete in mente per risolvere i nostri problemi. E se non siete in grado di rispondere alle domande di un giornalista e chiedete al vostro collaboratore di farlo, fate almeno in modo che il poveretto sia informato di ciò che succede nel mondo dell’emigrazione. Perché spesso non è così. I lettori più attenti se ne accorgono. Ma voi probabilmente non ve ne rendete neppure conto perché ne sapete ancor meno del vostro ufficio stampa.
Micheloni ha ragione. No, non bastano i social o le newsletter per fare politica. Ci vuole territorio, ci vuole Parlamento. E il lavoro deve essere fatto seriamente e con costanza. Non basta un comunicato stampa pieno di frottole per prendere per i fondelli gli italiani nel mondo. Che non sono scemi, hanno la propria testa, sono sempre più informati, ragionano e sono stanchi di essere presi in giro.