E’ diventato un caso diplomatico internazionale l’utilizzo da parte del locale ‘Don Panino’ di Vienna di nomi delle vittime di Cosa nostra per la vendita di alcuni sandwich. Cosi’ Peppino Impastato, l’attivista di Cinisi massacrato da cosa nostra nel 1978, viene definito ‘un siciliano dalla bocca larga, cotto in una bomba come un pollo nel barbecue’, mentre il giudice Giovanni Falcone, assassinato a Capaci nel 1992 e’ ‘il piu’ grande rivale della mafia di Palermo, ma purtroppo sara’ grigliato come un salsicciotto’.
Un’iniziativa di cattivo gusto, bollata come ‘volgare e blasfema’ dalla sorella del magistrato Maria Falcone, che ha innescato una rovente polemica con interventi di esponenti politici e associazioni antimafia. Tranne poi scoprire che il locale, gestito peraltro da una coppia di italiani, e’ chiuso da due mesi. Ma la vicenda ha scatenato egualmente una pioggia di reazioni, fino ad approdare negli uffici della Farnesina. Il ministero degli Esteri, attraverso l’incaricato dell’ambasciata italiana a Vienna, ha infatti definito ‘inaccettabile’ e ‘offensivo’ l’utilizzo in maniera distorta di nomi di persone che si sono distinte nella lotta a Cosa nostra.
A chiedere l’intervento della Farnesina erano stati Antonio Di Pietro, dal suo profilo Facebook, e i deputati del Pd Michele Anzaldi, Laura Cantini ed Ernesto Magorno, che gia’ ieri avevano segnalato il caso al governo ed al Presidente del Senato Pietro Grasso: ‘Torniamo a chiedere al ministro Bonino di intervenire convocando l’ambasciatore, quel locale offende la memoria di Falcone ed Impastato e offre dell’Italia un’immagine avvilente, senza incorrere in alcuna sanzione’. Peccato che ad offrire dell’Italia ‘un’immagine avvilente’ siano stati proprio degli italiani: Marco e Julia Marchetta, infatti, sono i gestori che nella descrizione della pagina Facebook dell’esercizio dicono di aver avuto l’idea ‘nell’estate del 2009, a casa, in Sud Italia’. Vivendo in Austria, entrambi avevano una fame enorme e nessuna voglia della cucina austriaca. Dopo molte riflessioni si sono accordati ‘su un panino pieno di delizie tipiche del loro paese’.
Sulla bacheca Fb del pub, pero’, dopo l’avvio di due petizioni online, (una ha gia’ superato le 7300 adesioni) fioccano gli insulti, le proteste e persino l’idea di boicottare viaggi in Austria. ‘E’ per gente come voi che mi vergogno di essere italiano’, scrive Vinicio Tomasoni. E c’e’ chi, come Sebastiano Maltese, posta un video del discorso di Peppino Impastato ai microfoni di Radio Aut, commentando ‘fossero tutti di bocca larga come lui’.
Particolarmente indignata anche la comunita’ italiana di Vienna che, attraverso Paolo Federico, ha promosso una petizione: ‘Ormai il locale sembra vuoto e dei proprietari non vi e’ traccia – dice Federico – ma l’uso della mafia e’ consentito anche in altri posti di Vienna, come le pizzerie ‘Mafiosi’, ‘Camorra’ o ‘Al Capone’. Il locale ‘Don Panino’, che strizzava l’occhio allo stereotipo della mafia con coppola e lupara anche nei cartelloni pubblicitari, era gia’ chiuso prima della petizione, ‘ma il menu’ – sottolinea Federico – e’ ancora presente su tutti i siti di consegna a domicilio di Vienna lieferservice.at, willessen.at, mjam.at. Probabilmente dopo questo scandalo non riapriranno comunque. E soprattutto, altri imprenditori italiani o austriaci a cui dovessero venire idee ‘geniali’ del genere, ci penseranno due volte. L’obiettivo – conclude – e’ proprio impedire o scoraggiare l’uso della mafia come brand pubblicitario o marchio commerciale’.
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