Su Gente d’Italia, quotidiano diretto da Mimmo Porpiglia e distribuito in Uruguay, un’intervista che ci ha molto colpito. Franco Magno, vicepresidente del Comites di Montevideo, parla senza peli sulla lingua. E proprio a proposito di Comites, confessa: “non facciamo nulla, nessuno di noi…”.
Magno è una delle colonne portanti della nostra collettività in Uruguay. Tra le altre cose, nel corso degli anni è stato impegnato nella gestione di due patronati e protagonista unico delle vicende del Comites, anche come presidente tra il 1986 e il 1990. Ma allora, spiegano, erano altri tempi: “In quel momento si chiamava ancora Coemit. Ad essere sincero e modesto, durante la mia presidenza sono state fatte molte cose. Abbiamo fatto nascere il CASIU, fondato il COASIT, che si interessa del settore sanitario. Insomma, noi lavoravamo davvero, mica scaldavamo le poltrone”. Sì, perché negli ultimi anni pare che il Comites sia fermo, come congelato: a nessuno importa più nulla del Comitato degli italiani all’estero. E sono tante le cose che non funzionano: “Innanzitutto – spiega Magno -, mai e poi mai si raggiunge il quorum necessario per discutere alcuni temi. Temi importanti, non certo di bassa categoria. Mai e poi mai, si riesce a discutere di cose importanti”. E poi la verità è che il Comites “è inefficiente”, oggi è un organismo tanto inutile “che quasi non si può concepire. Io lo dico a tutti, lo dico io in prima persona e senza alcuna vergogna, assumendomene tutte le responsabilità. E se qualcuno mi verrà a dire. ‘Franco, hai parlato tanto…’ Glielo confermerò: ‘Sì, ho parlato’. I buoni propositi del Comites non ricevono alcun seguito.
I membri del nostro Comitato vanno alla Casa degli Italiani e non possono certo dire di lasciare il segno. Non si discutono mai quei temi che sidovrebbero discutere. E ci si vede veramente poco”.
Oggi non vuole fare niente nessuno, denuncia ancora il vicepresidente del Comites. E di discutono ancora tempi del 1988, “con questo dico tutto. Sono sempre gli stessi punti, che io ho messo sul tavolo allora. Per quale ragione? Per andarsi a sedere, spendere quattrini dei lavoratori, dello Stato”. Riferendosi ai consiglieri del Cgie, “per viaggiare gratis in business class, con una diaria da 400 euro al giorno. In tre giorni di onorato servizio si guadagna quasi uno stipendio medio italiano… Se poi qualcuno volesse contestare quello che dico, non c’è problema. Bisogna vedere come contestano. Filomena Narducci hai detto quanto guadagni? No! E allora lo dico, lo faccio mio. Devono contestare quello che dico, non me ne frega proprio niente, me lo devono contestare”.
Ma come membri del Comites, non si riceve alcun tipo di indennizzo o ricompensa, vero? “Assolutamente no, si tratta integralmente di volontariato, non riceviamo nulla”.
Ma allora a che serve questo Comites, così com’è oggi? Forse sarebbe meglio che vi dimettiate tutti, no? “Francamente spero di non dovermi più ripresentare. Il bilancio è più negativo che positivo. Del Comites si stancano tutti e nessuno fa nulla. Credo che non sia più nemmeno un meccanismo di assistenza e di rappresentanza, perché non c’è più alcun legame con gli eletti. Ognuno pensa ai fatti propri. Solo pochi lavorano, gli altri scaldano la sedia: nessuno ci mette l’impegno che servirebbe”.
Cosa ne pensa del rinnovato progetto di una Federazione di Associazioni? “Questo noi in un’altra epoca lo facemmo, però le associazioni si sono
ridotte drasticamente, stanno morendo, perché i figli non ci vanno, non partecipano a queste attività. Gli italiani nati in Italia ormai sono pochi e le
nuove generazioni non mostrano alcun interesse. Sarebbe bello, però purtroppo i tempi sono cambiati. Noi calabresi ad esempio, contavamo con
18 mila famiglie, che non è esattamente poco. Ci siamo ridotti in maniera impressionante. Ci serve un mea culpa, un mea maxima culpa: non abbiamo saputo trasmettere i valori dell’italianità ai nostri figli. Ma neppure l’entusiasmo. I giovani sono una risorsa importante, ma se non partecipano alle nostre attività, come si fa? D’altra parte spronarli senza che esista alcuna contropartita, a che cosa serve? Credo che abbiano già abbastanza problemi a trovare un buon lavoro. Cosa che in Uruguay non è esattamente semplice, aggiungerne altri, forse non è così salutare. Le regioni non sono più così presenti e hanno sempre meno mezzi. Il Comites dovrebbe rappresentarle tutte, ma poi c’è pure il CGIE che dovrebbe rappresentare il Comites. Ma non rappresenta un bel niente. Il Comites dovrebbe essere l’unico rappresentante. Bisogna iniziare a ristrutturare questi meccanismi, bisogna farlo presto”.
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