Il 33,9% delle pensioni è di importo mensile inferiore a 500 euro (incidendo per l’11,2% sulla spesa pensionistica complessiva) e una quota analoga (33,3%) raggruppa le prestazioni con importo tra i 500 e 1.000 euro. Lo rende noto l’Istat riferendosi a dati del 2012. Al crescere degli importi diminuisce la quota dei trattamenti erogati: si passa dal 22,4% dei trattamenti di importo compreso tra 1.000 e 2.000 euro mensili, al 2,9% di quelli che superano i 3.000 euro mensili (che rappresentano il 13,4% della spesa complessiva).
Poiché più trattamenti possono essere erogati allo stesso beneficiario, solo il 42,6% dei pensionati percepisce meno di 1.000 euro mensili; mentre il 5,4% riceve importi mensili superiori a 3.000 euro.
Gli importi erogati agli uomini sono mediamente più elevati di quelli percepiti dalle donne: redditi fino a 500 euro sono erogati all’11,7% dei pensionati, contro il 14,7% delle pensionate, mentre l’8,7% riceve un ammontare superiore ai 3.000 euro mensili, contro il 2,5% delle donne. In oltre i tre quarti dei casi (76,6%) i titolari di pensioni sociali percepiscono redditi di importo mensile inferiore a 1.000 euro (il 39,0% non supera i 500 euro). La quota scende a meno della metà tra i pensionati di invalidità, anche civile (45,9% e 40,2% rispettivamente) e a circa un terzo tra i titolari di pensioni di vecchiaia (31,7%) e tra i superstiti (35,9%).
Tuttavia, tra i titolari di pensioni di invalidità civile si registra la quota più elevata di redditi che non superano i 500 euro: sono il 27,2 contro il 20,8% registrato per le indennitarie, l’8,3% dei superstiti, il 5,4% delle pensioni di invalidità e il 5,1% di quelle di vecchiaia. I titolari di pensioni di vecchiaia (il 24,9%), di pensioni indennitarie (24,7%) e i pensionati di guerra (30%) sono invece i più presenti nelle classi di reddito pensionistico superiori a 2.000 euro mensili.
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