La Provincia ci aveva pensato piu’ di un anno fa, ma adesso che il tema dello ius soli e della concessione della cittadinanza a coloro che sono nati in Italia, anche se figli di stranieri, e’ "caldo" a livello nazionale, a Palazzo Malvezzi sono tornati a parlarne questa mattina nella seduta delle commissioni consiliari "Affari generali" e "Servizi sociali" a cui ha partecipato anche il presidente del Consiglio degli stranieri e degli apolidi della Provincia, Jalal Driss. Se le dichiarazioni del ministro dell’Integrazione Ce’cile Kyenge hanno creato nei giorni scorsi un acceso dibattito politico e anche qualche commento da censurare, a Bologna sembra invece che l’introduzione dello ius soli raccolga pareri favorevoli a destra come a sinistra. A parte la Lega, unica contraria, la maggioranza dei consiglieri di Pd, Pdl, Fli e gli altri gruppi concordano sul fatto che il tema vada affrontato al piu’ presto e risolto con velocita’ e decisione. Semmai, secondo i consiglieri provinciali, e’ piu’ utile discutere su che tipo di provvedimento prendere, ovvero quale sfumatura di ius soli adottare: una forma automatica, con la concessione della cittadinanza a ogni nato su suolo italiano che la richieda (come accade, ad esempio, negli Stati Uniti), o una "temperata", inserendo vincoli come un periodo minimo di residenza in Italia dei genitori, sotto al quale non verrebbe concessa la cittadinanza ai figli.
In effetti, l’Ente bolognese in passato aveva gia’ inviato a Roma un ordine del giorno approvato sotto proposta del Consiglio dei cittadini stranieri e apolidi, allora presieduto da Bouchaib Khaline. L’odg sottolineava che nel territorio provinciale risiedono piu’ di 100 mila cittadini di orifgine straniera e che di questi quasi 22 mila sono minori (dati aggiornati al 2010). "La presenza di immigrati – recitava il documento approvato dal Consiglio – e’ ormai un aspetto consolidato dell’evoluzione della societa’ italiana e moltissimi sono i bambini e i ragazzi, figli di genitori stranieri, che sono nati e cresciuti in Italia essendo dunque italiani in tutto fuorche’ nei diritti". A distanza di molti mesi l’opinione dei consiglieri provinciali non pare essere cambiata. Enzo Raisi (Fli) ritiene "sconcertante che si debba ancora discutere di ius soli: un provvedimento che andava preso molto tempo fa". Dello stesso parere anche il consigliere Salvatore Maenza (Pdl).
Eppure a livello nazionale non pare esserci tutta questa unita’ di intenti, tanto che il nuovo presidente del Consiglio provinciale degli stranieri e apolidi, Jalal Driss, ha deciso di riproporre il dibattito anche a Bologna. Driss e’ marocchino, nato a Casablanca nel ’67, e di mestiere fa il magazziniere a Castel San Pietro. Driss e’ arrivato in Italia nel 1989 e dal 2004 e’ rappresentante della comunita’ marocchina locale. Tra le sue attivita’ anche quella di vicepresidente dell’associazione interculturale di volontariato "Immigrazione Nuova generazione", e un ruolo nel direttivo della Pro-loco. Padre di tre bambine, ha gia’ fatto richiesta per ottenere la cittadinanza italiana (che per legge dovrebbe venirgli concessa, essendo lui residente in Italia da 24 anni), quindi la sua presidenza e’ per cosi’ dire "a scadenza", visto che i partecipanti al Consiglio degli stranieri e apolidi non possono essere cittadini italiani. Il nuovo presidente racconta di essere molto soddisfatto della nomina a ministro di Ce’cile Kyenge, che conosce da tempo grazie a diverse attivita’ di volontariato con le associazioni del territorio. E quando gli si chiede quali sono i temi su cui si concentrera’ durante la sua presidenza nel Consiglio degli stranieri e apolidi, risponde che "a breve si discutera’ dell’emergenza abitativa sul territorio bolognese che, dati alla mano, dimostra come esista un problema riguardante sia cittadini stranieri sia italiani, che va percio’ affrontato insieme alle commissioni di Palazzo Malvezzi".
Discussione su questo articolo