Nuovi sbarchi di immigrati clandestini sulle coste italiane. Come succede ormai ogni giorno, da settimane. Pochi minuti fa sono arrivati al porto di Palermo 123 migranti di nazionalità siriana e palestinese soccorsi nel canale di Sicilia nel corso dell’operazione Mare Nostrum. A portarli nel capoluogo siciliano e’ stato il mercantile Criti Sea.
Uno dei migranti e’ stato trasportato all’ospedale Civico di Palermo per un sospetto infarto. Le sue condizioni non sarebbero gravi. Il giovane e’ tenuto sotto osservazione.
Gli extracomunitari sono stati visitati dai medici dell’azienda sanitaria provinciale di Palermo. Andranno nei centri convenzionati con la Prefettura.
Intanto la Squadra mobile di Ragusa ha arrestato 7 scafisti egiziani che avrebbero portato in Italia 295 migranti, tra i quali 100 minori, approdati giovedì sera a Pozzallo.
Continuano gli sbarchi, nell’indifferenza di governo e istituzioni, italiane ed europee.
Nel frattempo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti risponde al ministro dell’Interno Angelino Alfano, che nelle scorse ore aveva detto “continueremo ad accogliere gli immigrati, ma se pensano di togliere lavoro agli italiani noi non ci staremo”. Commenta Poletti: “Noi abbiamo bisogno di fare in modo che cresca il lavoro, crescano lo sviluppo e l’occupazione. Non credo che il problema possa essere impostato dicendo o noi o loro".
Si fa sentire dal Cairo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi: “Il 96% dell’immigrazione clandestina che arriva dall’Italia viene dalla Libia. Possiamo fare tutti gli slogan, ma se vogliamo risolvere il problema dell’immigrazione dobbiamo risolvere i problemi della Libia. Siamo qui anche per questo con il presidente di un paese confinante per molti chilometri con la Libia e che quindi conosce molto bene il problema".
Anche il presidente egiziano, Al Sisi, ha detto la sua: "E’ bene ricordarci perche’ la gente emigra. Lo fa per migliorare le condizioni di vita e cercare un lavoro. La possibilita’ di sviluppo nei paesi esportatori di immigrazione e’ cio’ che risolvera’ il problema". "Lo stesso approccio ci potrebbe servire per affrontare il problema del terrorismo che cresce molto, soprattutto dove c’e’ la povertà".
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