Dopo la pausa estiva torna Porta a Porta e il primo ospite di Bruno Vespa è, manco a dirlo, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il premier, seduto nel salotto televisivo che da tempo viene considerato la terza camera italiana, ha negato di voler lasciare la segreteria del Pd: “Non ci penso, nemmeno un nanosecondo". "Adesso ci sono tre anni senza passaggi elettorali, il Pd cosa fa? Sta a discutere guardandosi l’ombelico o prova a cambiare il Paese? Per questo dico, se volete cambiare il Paese venite e lavoriamo, per tre anni facciamola finita con le polemiche interne".
In studio arriva, a sorpresa, un piatto di tortellini, ‘omaggio’ al ‘patto’ siglato con i leader della sinistra europea a Bologna, patria del tortellino, appunto. "Dopo il risotto di D’Alema…", commenta Renzi, che poi scherza sulla foto della festa dell’Unità di Bologna con i leader Pse in camicia bianca. "Io ne avevo una azzurra – ammette – ma poi complice il caldo ho messo quella bianca di ordinanza". "Mi hanno detto che sono arrivato sesto su cinque" nella classifica dei più sexy ed "effettivamente Pedro Sanchez (il segretario Pse spagnolo, ndr) è un gran bel ragazzo".
Parlando di politica interna e dell’operato del suo governo, dice: "I professionisti della tartina sui lamentano dell’Italia nei convegni, continuano a raccontare tutti i problemi dell’Italia che, intendiamoci, ci sono, ma chi non e’ gufo prova a cambiare le cose, non si limita a descrivere i problemi. Questa è la differenza tra il gufo e il non gufo”. "Preferisco correre il rischio di essere considerato arrogante che arreso, noi l’Italia la cambiamo costi quel che costi".
Renzi sogna “un Paese che alla fine dei mille giorni smette con la cultura del piagnisteo. Ce la facciamo, vedo molta gente che dopo un po’ al governo si arrende. Io preferisco correre il rischio di passare per arrogante – ribadisce -, ma non di arrendermi”. La verità, secondo il premier, è che ormai “siamo vittime della rassegnazione. La gente va a letto dopo i talkshow arrabbiata, triste. Noi dobbiamo rendere questo un Paese di chi va a letto, non dico felice, ma smettendo di avere preoccupazioni sul futuro dell’Italia". “Sono troppo sorridente? Dietro questo sorriso c’è tanta voglia di faticare e lavorare. Non ho mai detto che sarebbe stato facile, ma sarà bello". Insomma, il presidente del Consiglio è convinto: “In mille giorni riportiamo l’Italia a fare l’Italia”.
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