“Non siamo né zerbino né soprammobile. Resteremo al governo se potremo con forza contribuire al cambiamento del Paese. Non è nell’interesse del premier fare l’uomo solo al comando, situazione che nella storia non ha portato fortuna a nessuno". Lo afferma Maurizio Lupi in una intervista al Corriere della Sera nella quale parla anche della sua scelta di dimettersi da ministro: "A distanza di un mese sono ancora più convinto di avere fatto la scelta migliore. Volevo testimoniare l’idea che ho io della politica, per restituire dignità alle istituzioni e per rilanciare anche il cambiamento dell’Italia. Non è stato un momento facile per me, ma l’affetto di tanti mi ha dimostrato che questo passo indietro fa fare un passo avanti alla politica".
Quindi parla delle Regionali: "Il test è importante perché ci sono due strade. Quella che fa comodo a Renzi, cioè avere come alternativa una destra populista rappresentata da Salvini o un movimento disfattista come quello di Grillo. Altra strada è quella di una proposta seria, forte, credibile, di una politica di governo che si contrapponga alle legittime idee della sinistra. Se scegliamo Tosi in Veneto, Spacca nelle Marche, Schittulli in Puglia, Ricci in Umbria e Lamioni in Toscana è perché speriamo di avere un risultato che vada oltre al voto del polo moderato e isoli la destra di Salvini e quella Forza Italia che, contro la propria storia, proprio a Salvini ha consegnato la leadership".
E Milano? "Su Milano propongo un anno di tregua nel centrodestra. Siamo in mezzo alle macerie e serve una zona franca in cui persone che si stimano e che condividono ideali e valori ricomincino a dialogare fra loro e ad ascoltare la città. Dovremmo imparare, in questo, dall’esperienza che aveva portato Giuliano Pisapia a vincere: intorno al movimento degli arancioni si ricompose un centrosinistra che per vent’anni era rimasto escluso dal governo della città".
Alla domanda se sia un manifesto per una sua candidatura a sindaco precisa: "Un mese fa ho rinunciato alla cosiddetta ‘poltrona’ e non certo per cercarne un’altra. Non sono in campo per fare il sindaco e proprio per questo posso contribuire e cercare di ricomporre una unità", "come ha detto Pisapia, Milano è la vera capitale d’Italia e oggi più che mai la politica può riconquistare la propria dignità solo se parte dall’ascolto della città. Il difetto del centrodestra in questi anni è stato di essersi sempre più rinchiuso in se stesso. Parliamo di alleanze e leader e scordiamo ciò che la politica deve rappresentare".
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