Un fine settimana che comincia con l’ennesimo attacco di Gianfranco Fini nei confronti del governo e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il presidente della Camera, dopo averlo ripetuto più volte, l’ultima in ordine di tempo durante un’intervista andata in onda su La7 nella trasmissione "Piazzapulita" di Corrado Formigli, insiste: Berlusconi deve andare a casa. "Se Berlusconi amasse l’Italia avvertirebbe l’esigenza di fare un passo indietro", dice il leader di Futuro e Libertà incontrando gli imprenditori siciliani nella sede di Confindustria a Palermo. Parole che sono state pronunciate più volte anche da Pier Luigi Bersani: a quanto pare fra Fini e il leader del Pd, almeno quando si tratta di dare addosso a Berlusconi, non c’è alcuna differenza.
Fini rincara la dose: "Non se ne può più di videomessaggi, di annunci e promesse non mantenute. Il governo non governa e il premier è in tutt’altre faccende affaccendato". "L’era del berlusconismo e del bipolarismo – Fini ne è convinto – ormai è finita".
Davanti alla platea, Fini ha ricordato che dal PdL se n’è andato perchè non si sentiva più in grado di "difendere l’indifendibile". E poi attacca l’alleato numero uno del PdL, la Lega di Umberto Bossi: le camicie verdi danno il meglio di sè, afferma, "quando a Pontida si vestono da Unni e Barbari".
Gli italiani "non credono più a una politica miope", fatta di annunci e promesse che poi non vengono mantenute. E’ ora di dire basta.
Parlando del tema che riguarda le intercettazioni, Fini si chiede, in maniera retorica, "quale italiano, avendo la possibilità di stilare l’agenda della discussione in Parlamento, metterebbe al primo posto il ddl sulle intercettazioni?". Un provvedimento, fra l’altro, che di certo "non è la legge migliore per l’intresse nazionale. Forse lo è per l’interesse personale di qualcuno…".
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