Aldo Di Biagio, senatore del gruppo Per l’Italia, nei giorni scorsi ha portato avanti, insieme ai colleghi senatori eletti oltre confine, una battaglia per cercare di fare capire al governo che sarebbe stato meglio rimandare le elezioni dei Comites – previste per dicembre – ai primi mesi del 2015. Questo, secondo Di Biagio e colleghi, per avere il tempo di informare gli italiani nel mondo delle norme che sono cambiate rispetto al passato: per informarli, per esempio, che per poter esprimere il proprio voto gli italiani all’estero devono prima registrarsi presso il “registro degli elettori” al consolato di riferimento, per potere poi ricevere a casa le schede elettorali, gli strumenti con i quali potranno esercitare il proprio diritto al voto.
Il governo, alle proposte di Di Biagio, Micheloni, Zin e altri, ha fatto orecchie da mercante e ha tirato dritto per la propria strada, sostenuto anche dai deputati eletti oltre confine, che rispetto ai senatori hanno tenuto un atteggiamento diverso, opposto, puntando sul rinnovo dei Comites entro l’anno. Proprio di questa differenza di atteggiamento, ma non solo, ItaliaChiamaItalia ha parlato con Aldo Di Biagio.
Senatore Di Biagio, di recente abbiamo visto un atteggiamento diverso fra lei (e gli altri senatori eletti all’estero, a dire il vero) e i deputati Per l’Italia, in merito al tema Comites: non fate parte dello stesso partito, lei, Caruso e Nissoli?
“In questo caso è sbagliato parlare di partito. Voglio, infatti, precisare che gli onorevoli Caruso e Nissoli fanno parte del gruppo parlamentare di Per l’Italia alla Camera ed io ne faccio parte al Senato. Si tratta di una differenza, forse difficile da cogliere per i non addetti ai lavori, ma che attiene alla sostanza e non alla forma. Da parte mia considero il mio ruolo di parlamentare non come un privilegio raggiunto, ma solo come un mezzo per poter dare il mio contributo alla risoluzione di problemi concreti e risposte a chi mi ha dato fiducia. Anche con riferimento al tema dei Comites ho ritenuto di prendere posizioni che fossero esclusivamente in difesa del valore delle rappresentanze degli italiani all’estero. La logica della mera conservazione del posto non mi appartiene. Non pretendo che anche gli altri mi seguano. Se non c’è la volontà, le distanze tra Camera e Senato possono diventare siderali”.
Ma il suo presidente è Mario Mauro, no?
“Mario Mauro è stato il Presidente del mio gruppo parlamentare per un periodo. Oggi mi sembra di capire che presieda un movimento o un’associazione di cui però io non faccio parte. Pur stando nello stesso gruppo Mauro, forse per suo interesse personale, porta aventi posizioni spesso divergenti col gruppo stesso, che io non condivido”.
Cosa si muove nel suo partito? Quali sono le dinamiche politiche che lo attraversano? Verso dove si va? In cerca di alleanze? Quali?
“Più che del mio partito parlerei della mia area politica, quella che in questo momento per senso di responsabilità nei confronti del nostro Paese sta percorrendo convintamente la strada delle larghe intese a sostegno di questo Governo, che non dobbiamo dimenticare è l’unico governo al momento possibile. Non c’è altra leadership e direi anche altra chance per portare avanti le riforme necessaria all’Italia. Non vedo possibili alleanze con forze populiste che si pongono invece all’opposizione di questo governo, ma auspico che tutte le forze e personalità che stanno condividendo questo percorso di innovazione e riformismo si confrontino su una piattaforma politica condivisa per dar vita poi a un unico soggetto politico che al momento non vedo all’orizzonte”.
Martedì ci sarà una iniziativa del CTIM alla Camera. Ci sarà anche lei? Cosa rappresenta oggi il CTIM? E’ solo un ricordo del passato o guarda avanti e punta a essere protagonista del futuro?
“Senz’altro sarò presente alla presentazione del mensile del Comitato tricolore per gli italiani nel mondo. Il CTIM rappresenta la difficile ma gloriosa storia della emigrazione italiana nel mondo, ma ancora oggi è un importante punto di riferimento per i nostri connazionali all’estero e per la promozione della nostra cultura nel mondo. La nuova sfida è quella del rinnovamento e sono sicuro che con l’attuale governance avrà un ruolo sempre più importante”. (RF)
Discussione su questo articolo