Forse prima del 2018 ci saranno elezioni politiche. Gli italiani, ovunque residenti, saranno chiamati a rifondare un potere legislativo differente negli uomini, negli intenti e nei numeri. Almeno così dovrebbe essere. Ancora una volta, il condizionale in politica è d’obbligo. Con l’aria che tira nel Bel Paese, non potrebbe essere altrimenti.
In poco più di un anno, la Penisola è stata scossa da una serie d’eventi di tale rilevanza da denaturare la stessa logica del potere. Il Governo Renzi potrebbe essere prossimo al capolinea. Un primo ministro, ancora dipendente da un sistema elettorale alla vecchia maniera, può contare solo su se stesso. Entro la primavera 2016, sarà il “vecchio” Parlamento, quello della responsabile inerzia, a varare le regole del “nuovo”.
Questa volta, però, la logica del potere non dovrebbe avere buon gioco. Se si vuole realmente voltare pagina, il passato potrebbe solo rappresentare una lezione per evitare di commettere gli stessi errori. Una sorta di pulizia che dovrebbe essere, a nostro avviso, gestita proprio da quella fitta schiera d’onorevoli che saranno, oltre ogni ragionevole dubbio, “trombati”. E questo già non sarebbe poco. Eppure non basta.
Se il “nuovo” si sostituisce al “vecchio”, il cambiamento, senza una precisa linea di programma, sarebbe più apparente che sostanziale. Certamente, gli italiani pretendono ben altro. C’è da domandarci, pur se con molta umiltà, dove andrà l’Italia. Tentare di rispondere ora non sarebbe attendibile. L’impossibilità è determinata da seri segnali “incerti” di chi dovrebbe rappresentarci al vertice del potere. Le incognite sono tanto complesse da non concedere attendibili proiezioni sugli eventi dell’immediato futuro. Il malessere che ne deriva è più che palpabile. Il male oscuro del nostro Paese è proprio la sfacciata mancanza di coerenza. Coerenza indispensabile per meritare fiducia.
Le “colpe” di tanto degrado, comunque, dipendono sempre dagli “altri”. Certo è che l’onestà politica, come la intendiamo noi, non trova fertile terreno per sopravvivere. Bisognerebbe cambiare registro senza indugio. Tutto considerato, basterebbero poche, ma chiare, idee conformi a un’economia che con la politica non dovrebbe avere collazioni tanto profonde.
Dopo il “voto” rinnovato, il Parlamento monocamerale avrà il compito di dare fiducia a un Esecutivo che sarà, in ogni caso, differente da quello che è ancora in vita. Dal punto di vista di un rinnovamento generale, l’Italia, e il suo popolo, dovrebbero cominciare a ritrovare l’equilibrio perduto. Nonostante questa nostra riflessione, non siamo per nulla in grado di segnalare figure degne per far fronte alla bisogna. Il rebus da sciogliere è, e rimane, quello della mancanza di figure politiche realmente svincolate da un passato compromettente.
Discussione su questo articolo