Roma – E’ stato introdotto da un lungo applauso, e dal canto dell’Inno di Mameli, Pierluigi Bersani, che ha dedicato il suo intervento, nel corso dell’incontro di giovedì 7 febbraio alla casa dell’architettura di Roma, alla "parola delle parole", l’Italia. "Noi ci stiamo mettendo in viaggio e dobbiamo sapere cosa mettere nel nostro bagaglio, noi ci metteremo queste parole. Dobbiamo testardamente ritenere che la politica abbia qualcosa a che vedere con il pensiero, le forze intellettuali di questo Paese devono sentirsi in campo oggi e domani".
"Italia e’ una parola bellissima e difficile. Ci troviamo dentro una crisi sociale inedita, siamo in un’Europa disarmata di fronte il passaggio economico, abbiamo vissuto il passaggio all’euro e, contemporaneamente, alla globalizzazione – ha ricordato Bersani, accusando di "aver fatto il filo" a chi ha sfruttato la situazione di passaggio da una moneta all’altra a suo favore. "Bisogna tracciare di nuovo la strada e trasmettere un’idea positiva dell’Europa senza perdere il concetto di nazione. Quando noi diciamo ‘Prima di tutto l’Italia’ ci richiamiamo proprio a questo e non inseguiamo la demagogia perché è un insulto all’Italia".
Proprio a proposito di demagogia, Bersani ha rivolto parole precise a Grillo, definendolo "uno che va a Bologna ed evoca Berlinguer, poi a Roma evoca Casa Pound e in Sicilia, dove c’e’ il dramma della disoccupazione, promette mille euro al mese". Opinioni nette anche sulle ultime proposte elettorali dell’avversario Silvio: "Come fai a pretendere che ci sia fedelta’ fiscale se ogni due anni gli fai un condono?". "Noi siamo alternativi a tutto quello che c’e’ stato negli ultimi venti anni, siamo contro la personalizzazione. Dopo Monti chi c’e’? E dopo Grillo? E dopo Ingroia? – ha incalzato il segretario, tornando su un tema da lui spesso richiamato in questa campagna elettorale – Il partito deve essere pulito e stabile, deve essere permeabile alla discussione e al cambiamento, capace di non essere populista ma popolare".
Il segretario era stato preceduto dall’intervento di Walter Veltroni. "Dalla costituzione dello stato unitario pezzi della politica, pezzi dello stato e pezzi della malavita hanno deciso di instaurare un sistema di equilibri per governare tutto cio’ che componeva la societa’. La mafia ha spesso agito come strumento dei poteri alti, e’ intervenuta ogni volta che qualcosa stava per cambiare, ma la nostra Italia non rinascera’ se non segnera’ una discontinuita’ anche con leggi difficili. Bisogna dichiarare guerra alla mafia anche in nome di chi l’ha combattuta come Falcone e Borsellino" aveva dichiarato Veltroni, intervenendo sulla parola legalita’ dopo un video in memoria di Peppino Impastato, ricordando gli intrecci tra mafia, Br e banda della Magliana.
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