La crisi morde e gli italiani vorrebbero risparmiare di piu’ per fare fronte alle difficolta’ future piuttosto che per investire o per realizzare dei progetti: ma sempre meno (solo il 28%) riesce a farlo e quasi un terzo arriva a fine mese attingendo ai fondi accumulati in passato o indebitandosi. Crolla inoltre il mattone come investimento sicuro a causa degli alti tassi dei mutui e della concorrenza dei titoli di stato, percepiti come meno rischiosi e con rendimenti interessanti.
Il rapporto Acri-Ipsos, preparato alla vigilia dell’88esima giornata del risparmio e’ impietoso sulle difficolta’ del momento ma, come rileva il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, ‘accanto ai dati drammatici che non minimizzo ci sono dei segnali positivi: il paese ha voglia di reagire, non e’ sfiduciato e vede il risparmio come un valore oltre torna a sperare per il futuro’. Il 47% del campione vorrebbe infatti risparmiare e sale al 45% la percentuale degli ottimisti per i prossimi anni e per le capacita’ dell’Italia, anche se una famiglia su quattro e’ colpita direttamente dalla crisi e in genere tutti riducono i consumi. ‘Tuttavia e’ un paese che non si piega e chi ci governa dovrebbe agire per rispondere alle domande di chi vuole meno burocrazia, meno corruzione e meno evasione fiscale’ mentre vanno evitate dalla politica le ‘docce scozzesi’ che fanno rialzare lo spread.
Le difficolta’ italiane peraltro sono comuni anche alla zona Euro. Secondo Eurostat nel secondo trimestre del 2012 il tasso di risparmio delle famiglie e’ stato del 12,9%, era del 13,1% del trimestre precedente. Quanto al reddito delle famiglie per abitante e’ diminuito in termini reali dello 0,5% dopo essere sceso dello 0,3% nel trimestre precedente.
Rimane poi conflittuale il rapporto degli italiani con le banche. Due terzi degli intervistati pensa che realizzino investimenti speculativi e che raccolgano da privati e imprese piu’ fondi di quanto prestino, nonostante i dati della Banca d’Italia indichino l’esatto contrario. Una percezione particolarmente diffusa nel Nord Est produttivo.
Di certo gli istituti di credito stanno risentendo degli alti spread. Secondo il presidente di Carige Giovanni Berneschi e componente del comitato banche dell’Acri ‘gli italiani temono il futuro’ e investono meno ‘e’ quasi un risparmio forzoso’.
Il mattone crolla non tanto per l’Imu (quando c’era l’Ici la casa era preferita dal 70% degli italiani) ma perche’ con lo spread a 5-6% i tassi sui mutui sono saliti rispetto all’1,5% di qualche anno fa e si preferisce aspettare tempi migliori tenendo i soldi in un titolo di stato che magari rende il 4-5%. Gli istituti di credito peraltro, nota Berneschi, pagano la raccolta piu’ dei mutui con conseguenze sul conto economico.
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