Il ritardo della comunita’ internazionale nel rispondere ai primi segnali di crisi alimentare in Africa orientale e’ costata migliaia di morti e milioni di dollari. E’ quanto emerge dal Rapporto ‘Un pericoloso ritardo’, diffuso oggi da Oxfam e Save the Children, che lanciano ora un nuovo allarme per l’Africa occidentale, dove – sostengono – senza una rapida risposta si rischia una crisi alimentare che potrebbe colpire milioni di persone.
In Corno d’Africa – sostengono le due organizzazioni in una nota – gli interventi avrebbero dovuto essere piu’ tempestivi e anche se e’ impossibile calcolare esattamente quante siano le vittime della siccita’ che ha colpito la regione, un dato vale per tutti: nel solo periodo aprile-agosto 2011, il governo britannico ha stimato tra 50 e 100.000 decessi, di cui piu’ della meta’ bambini sotto i 5 anni. Un altro dato ancora viene dal governo statunitense, piu’ di 29.000 bambini minori di 5 anni sono morti in 90 giorni tra maggio e luglio. Oggi la Somalia e’ ancora colpita dalla peggior crisi alimentare del mondo con centinaia di migliaia di persone a rischio.
Qualche azione preventiva e’ stata intrapresa, ma la crisi richiedeva un maggiore impegno e gli interventi piu’ costosi sono stati effettuati troppo tardi. Trasportare 5 litri di acqua al giorno per 5 mesi – nel tentativo estremo di salvare la vita a 80.000 persone in Etiopia – costa piu’ di 3 milioni di dollari. Al contrario, nella prime fasi della siccita’, sarebbero stati sufficienti 900.000 dollari per predisporre fonti di approvvigionamento idrico nella stessa area. E’ una lezione da tenere presente per l’Africa occidentale – ammoniscono – regione minacciata dal rischio di una crisi alimentare che potrebbe colpire milioni di persone. Secondo Save the Children, in alcune aree del Niger intere comunita’ sono gia’ alle prese con scorte di cibo, denaro e carburante minori di un terzo rispetto al livello minimo necessario per sopravvivere. Piu’ in generale, nel Sahel la produzione di cereali e’ diminuita del 25% in un anno e i prezzi sono aumentati del 40% rispetto alla media degli ultimi 5 anni.
L’ultima crisi alimentare nella regione ha colpito 10 milioni di persone nel 2010. Uno scenario che il Forum Economico Mondiale in programma la settimana prossima e l’Unione Africana non possono permettersi di ignorare, se vogliono evitare un disastro umanitario.
Per questo e’ cruciale non ripetere gli errori fatti nel Corno d’Africa. E al riguardo le organizzazioni chiedono di riformare le strategie d’intervento secondo le indicazioni della ‘Charter to end estreme hunger’, un’iniziativa congiunta per spingere i governi ad assumersi le loro responsabilita’ e intraprendere passi concreti per evitare nuove crisi alimentari.
Oxfam – ricorda la nota – ha aiutato circa 1.5 milioni di persone in Somalia, 300.00 in Etiopia e circa un milione in Kenya fornendo acqua pulita, servizi igienici, cibo terapeutico per bambini malnutriti, denaro contante e mezzi di sostentamento. Save the Children ha raggiunto e aiutato piu’ di 280.000 persone in Somalia, 1 milione in Etiopia e piu’ di 440.000 in Kenya.
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