“L’ennesima notizia estiva sulla chiusura di ulteriori tredici consolati italiani ci coglie di sorpresa per il metodo, per la tempistica ed in particolare per la furbesca iniziativa assunta dal Ministro degli affari esteri italiani. Si tratta di un modo di fare che esula dai comportamenti tradizionali della diplomazia illuminata e che, purtroppo, nel nostro caso manifesta il livello in cui è scaduta quella italiana. Non esistono giustificazioni, tanto meno parole ragionevoli per poter smorzare questo fulmine a ciel sereno, se non il rigetto di un provvedimento che ha un unico fine: la riduzione dei servizi della rete consolare italiana in aree geografiche con forte presenza di emigrazione italiana e il disimpegno del nostro Paese in paesi che oggi, a torto, sembrano tagliati fuori da interessi economici e commerciali”. Così in una nota Michele Schiavone, segretario del Partito Democratico in Svizzera e membro del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.
“Il paradosso di questa notizia – continua Schiavone – giunge a pochi giorni dalla presentazione del primo rapporto del MAE con il quale il direttore generale, Michele Valensise, nel voler ricalcare le orme dei Paesi di presunta “Grandeur” si è fatto vanto della potenza diplomatica italiana nel mondo.
Se il provvedimento annunciato, sulla chiusura di nuove sedi consolari, avesse – come sembra – l’obiettivo di contenere le spese dello Stato, allora ci permettiamo di suggerire al governo che, nell’ambito delle assegnazioni finanziarie ai ministeri, il recupero di ingenti risorse potrebbe avvenire sia con l’introduzione di tetti salariali ai dirigenti del Ministero degli Esteri, sia con la chiusura delle Ambasciate italiane superflue in Europa, perché la politica europea oramai si fa a Bruxelles e a Strasburgo ed è oramai anacronistico tenere in piedi strutture anacronistiche, se non altro per costruire carriere per la casta dei diplomatici.
Anche se negli ultimi anni abbiamo avuto la forza di sopportare e resistere di fronte a plateali ed insensate ingiustizie, il nuovo provvedimento di chiusura di ulteriori consolati ha un invadente sentimento capace di far arrabbiare anche le formiche. Così non va! Il governo italiano può perseverare nei suoi errori, può continuare a mettere a nudo i suoi limiti, ma non può mettere in discussione la dignità delle comunità italiane all’estero, dei suoi rappresentanti impegnati nei Comites, nel CGIE e nel mondo associativo.
Si ricorda con chiarezza quanto ebbe a dire il ministro Emma Bonino in occasione dell’ultima assemblea plenaria del CGIE tenutasi a Roma non più di un mese fa: ‘l’Italia è un paese in cui vige lo stato di diritto e dove le leggi devono essere rispettate’. Purtroppo nei fatti si è concretizzato un nuovo sopruso. Né i Comites, né il CGIE, che per legge deve esprimere un proprio parere dopo aver consultato le rappresentanze territoriali, tanto meno i parlamentari eletti nella circoscrizione estero, sono mai stati informati di questo proposito. L’infamia con cui questo provvedimento è stato orchestrato la dice lunga. Espressamente nel periodo estivo quando in Europa tutti gli addetti ai lavori sono in vacanza e il brevissimo tempo per la sua applicazione”.
“Si nota, inoltre, che nella lista delle sedi destinate alla chiusura ci sarebbero tre agenzie consolari presenti in Svizzera, che risultano essere tra le più proficue in termini di redditività e di vicinanza alle comunità italiane. Fatti i dovuti conti della spesa, questa decisione rischierebbe di aggiungere al danno anche la beffa per l’erario. E sicuramente – conclude Schiavone – la comunità italiana in Svizzera, come in altri Paesi, non resterà ferma a subire supinamente l’ennesima ingiustizia. C’è un limite anche all’indecenza”.
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