“Il mio voto, come MAIE, Movimento Associativo Italiani all’Estero, sarà convintamente contrario”: così ha dichiarato Franco Tirelli, deputato MAIE, intervenendo nell’Aula della Camera in occasione della dichiarazione di voto sul cosiddetto decreto cittadinanza, provvedimento che limita fortemente la trasmissione della cittadinanza italiana ius sanguinis.
“Il 28 marzo 2025 è una data che non dimenticheremo: quel giorno è morta l’italianità all’estero. Con il nuovo decreto sulla cittadinanza, abbiamo spezzato il legame con milioni di nostri fratelli nel mondo. Abbiamo negato il riconoscimento a chi, pur nato lontano, ha custodito con amore la propria italianità. Abbiamo chiuso la casa a coloro ai quali avevamo promesso che sarebbe rimasta aperta per sempre.
In Sud America respiriamo, sentiamo e parliamo italiano tanto quanto in Italia. Diffondiamo la lingua italiana persino più degli italiani stessi, e la maggior parte di noi è figlio, figlia o nipote di immigrati italiani che hanno contribuito a rendere grande il Sud America — o, come mi piace chiamarlo, “la grande storia del Sud America”.
“Credo che, per l’identità culturale che portiamo, per il nostro livello di istruzione e per i valori che condividiamo — in particolare il senso della famiglia — l’Italia dovrebbe incoraggiare e accogliere gli italiani all’estero, offrendo loro l’opportunità di lavorare e crescere nella nostra amata patria”.
“Io porto le lacrime sul viso di mio padre e di mio nonno, nati in Italia, emigrati in Argentina. Quelle lacrime oggi sono di rabbia e di vergogna. Perché la patria che amavano, la patria che avevano sempre difeso nel loro cuore, li ha traditi”.
“Il nuovo Decreto rappresenta una frattura senza precedenti nel rapporto tra l’Italia e i suoi figli nel mondo. Un provvedimento che, con l’obiettivo dichiarato di contrastare le frodi sulla cittadinanza, arriva a compromettere i diritti legittimi e costituzionali di milioni di italo-discendenti. Ciò che dovrebbe essere un’azione specifica e mirata contro le frodi si sta trasformando in un attacco diretto ai diritti costituzionali di centinaia di migliaia di persone”.
“E allora ci chiediamo: che ne sarà del “turismo delle radici”? Che ne sarà della fiducia delle collettività italiane nel mondo, da sempre ambasciatrici spontanee della nostra cultura? Che ne sarà del made in Italy?”.
“Onorevoli colleghi, il passaggio inserito all’articolo 9 della legge 91/1992, con l’introduzione della lettera a-bis, rappresenta una pagina nera per il nostro ordinamento giuridico. Un autentico schiaffo in faccia ai milioni di discendenti italiani che, in virtù di un legame di sangue sacrosanto, dovrebbero essere considerati cittadini italiani. E invece no. A questi discendenti si chiudono le porte della cittadinanza”.
“Mentre ai discendenti italiani si nega ciò che è loro di diritto, si spalancano le porte a un sistema di ius soli mascherato, consentendo agli stranieri nati sul territorio italiano di ottenere la cittadinanza dopo appena tre anni di residenza legale”.
E dov’è la coerenza? Dov’è il rispetto del principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione?
Si crea una frattura insanabile tra chi ha un legame di sangue con l’Italia e chi, pur non avendo alcun vincolo con il nostro Paese, vede premiata la sola circostanza della nascita sul territorio italiano. È un ribaltamento totale della nostra tradizione giuridica e dei principi fondanti della legge 91/1992, che era – e deve rimanere – basata sullo ius sanguinis.
Onorevoli colleghi, non possiamo avallare questa aberrazione giuridica, non possiamo ignorare l’evidente violazione dei principi di ragionevolezza e proporzionalità che la Corte Costituzionale non potrà che sanzionare. Non possiamo voltare le spalle ai nostri discendenti, negando loro il diritto a essere italiani, per aprire le porte a chi italiano non è e non lo è mai stato! Questo decreto non è una riforma. È una resa. Una resa ai principi di giustizia e alla nostra stessa identità. Si tratta di una chiara apertura allo Ius soli.
Signor Presidente, i miei colleghi di fratelli d’Italia e Lega voteranno questo?
Così non solo si rompe un legame storico, ma si crea un danno strategico alla sicurezza nazionale, alla diplomazia culturale, e alla reputazione internazionale dell’Italia”.
“Nel votare contro questo decreto, auspico quindi che nell’immediato futuro si possa rivedere il provvedimento che giudico molto negativamente. lo continuerò a battermi nella Camera in questa direzione e lo farà anche il Movimento politico che qui rappresento, che ha nel suo DNA la tutela degli italiani all’estero. Per tali ragioni, confermo convintamente che il mio voto, come Movimento Associativo Italiani all’Estero, sarà contrario”.