Pier Luigi Bersani continua a non essere pentito di aver voluto fortemente le primarie e prevede che il 25 ai gazebo andranno a votare ‘2-3 milioni di persone’. Ma, a tre settimane dalla sfida per la premiership, i principali competitors puntano a stressare, in chiave elettorale, le proprie differenze rispetto al leader Pd e a metterne in evidenza le ‘ambiguita”. ‘Se Bersani vuole un programma mediocre vada con Casini’, e’ l’ennesimo aut aut di Nichi Vendola al quale il leader Pd si sottrae perche’ ‘il gioco della torre non vale’.
L’agenda dei 5 candidati impedisce di trovare un giorno libero per fare, su Sky tg24, il confronto tv, l’unico prima delle primarie e nel quale si peseranno punti di forza e di debolezza dei vari sfidanti. Sulla battaglia per la premiership Bersani punta tutto visto che oggi ha annunciato che in ogni caso restera’ segretario del Pd fino al congresso del 2013 e non oltre ‘perche’ la ruota deve girare’. In caso di sconfitta alle primarie, invece, Matteo Renzi, oggi nuovamente attaccato da Beppe Grillo, restera’ a fare il sindaco di Firenze: ‘Non voglio premi di consolazione, non faro’ ne’ il parlamentare ne’ il ministro’. E l’impegno a non fare delle primarie uno strumento ‘per fare bilanci e bilancini’ sembra accomunare sia il sindaco di Firenze sia il segretario Pd. ‘Abbiamo un sacco di amministratori, certamente Renzi, che sono risorse ma io, come penso anche lui, non parto dal presupposto che il giorno dopo le primarie dobbiamo aggiustare le cose’ e’ la linea scelta dal leader Pd alla domanda se, in caso diventasse premier, sceglierebbe il sindaco di Firenze come ministro.
Il tempo di fare la squadra di governo, in ogni caso, e’ lontano. Mentre preme la scelta degli alleati. Ed il leader di Sel torna alla carica contro l’Udc. ‘Bersani vorrebbe ‘uscire’ sia con me che con Casini, ma ognuno di noi due vuole l’esclusiva’, insiste il governatore pugliese che, in concorrenza con Bersani sui voti della sinistra, assicura che chi sceglie lui alle primarie non sceglie Casini ‘mentre se vince Bersani vince l’alleanza tra progressisti e moderati’.
Un’intesa alla quale il leader Pd non sembra intenzionato a rinunciare: ‘Voglio convincere Vendola, ma credo ne sia convinto, che questo campo dei progressisti deve presentarsi in modo aperto con tutte le forze europeiste di centro anche moderato’. Un asse, quello tra centrosinistra e Udc, che Bersani garantisce non sara’ un bis dell’Unione. Ma e’ vero che a separare Vendola da Casini e’ soprattutto il giudizio sul governo Monti. Il leader di Sel rivendica di essere l’unico, tra i candidati alle primarie, a non essere ‘ambiguo sulla necessita’ di rompere ogni legame con le politiche liberiste e di archiviare l’agenda Monti’. Dal rigore, invece, non si esce per il leader Pd, che mantiene alcune riserve sul governo tecnico, ricordando che, anche a causa degli impegni sul pareggio di bilancio, ‘siamo il Paese, dopo la Grecia, che ha la recessione piu’ profonda’. Posizioni, quelle tra Bersani e Vendola, conciliabili per Massimo D’Alema, che ricorda, con toni non lontani dalla sfida, al leader di Sel di avere ‘il ruolo molto significativo di riuscire a portare una parte della sinistra radicale alla prova di governo’.
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