L’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi e altre cinque persone sono stati rinviati a giudizio dal gup Carla Pastorini per l’inchiesta sull’alluvione che nel novembre 2011 causo’ la morte di quattro donne e due bambine a seguito dell’esondazione del rio Fereggiano.
Secondo gli inquirenti, la macchina operativa della protezione civile non venne messa in moto: non vennero chiuse le strade a rischio ne’ le scuole, non venne ordinato ai presidi di non fare uscire gli alunni e non fu bloccata la circolazione stradale.
La Vincenzi sara’ processata il primo di ottobre insieme all’ ex assessore alla Protezione civile Francesco Scidone, ai dirigenti comunali Gianfranco Delponte e Pierpaolo Cha, all’ex capo della protezione civile comunale Sandro Gambelli e all’ex coordinatore dei volontari Roberto Gabutti (a cui viene contestato solo il falso e la calunnia). Per gli altri le accuse sono di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, falso e calunnia.
"Questo – ha detto l’ex sindaco – non e’ un processo per corruzione. Per questo sto seriamente pensando di ritornare in politica dopo tutti questi mesi di ‘sonno’. La politica nella mia vita ha sempre ricoperto un ruolo importante".
Intanto, i legali che assistono la famiglia di Flamur Djala, l’operaio albanese che ha perso la moglie e le due figlie di tenera eta’, hanno annunciato: "Chiederemo il sequestro conservativo – hanno detto gli avvocati Giovanni Ricco e Nicola Scodnik – dei beni personali di tutti gli imputati. Il danno subito dalle vittime e’ stato enorme". Lo scorso luglio gli inquirenti avevano chiuso le indagini. Era emerso che "gli uffici comunali di protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti gia’ alle 11 del mattino mentre il rio Fereggiano esondo’ intorno all’una. In quelle due ore c’era la possibilita’ di evitare la tragedia con alcuni accorgimenti che non vennero messi in atto".
I vertici della macchina comunale "non solo non fecero quello che andava fatto", ma, secondo l’ accusa, "falsificarono il verbale alterando l’orario dell’ esondazione". Quel documento secondo gli inquirenti venne alterato per sostenere la tesi secondo cui quel giorno sulla citta’ si abbatte’ una "bomba d’acqua" di per se’ imprevedibile.
All’indomani della tragica alluvione venne aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti. Grazie alle testimonianze dei cittadini, alle loro foto e video, gli investigatori hanno scoperto che la verita’ raccontata dai verbali presentati dagli uffici comunali era ben diversa da quanto veramente accaduto. Venne cosi’ aperta una inchiesta stralcio per il verbale ‘taroccato’.
Quel giorno morirono Serena Costa, 19 anni, Evelina Pietranera, Angela Chiaramonte, 40 anni, Djala Shpresa di 28 anni e le sue due piccole, Gioia e Janissa, di 8 anni e di 11 mesi. Ma la Vincenzi e’ convinta della sua innocenza.
"Ho fiducia nel processo perche’ ci sara’ spazio per approfondire anche gli argomenti delle difese. Sono serena, sono convinta che alla fine riusciro’ a dimostrare tutto. Confidando che giustizia sia fatta, anche per tornare a credere in questa giustizia".
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