Un americano a Kabul star del calcio battente bandiera afghana. E’ la storia di Nicholas Pugliese, meglio conosciuto come Nick, il cui amore per il calcio lo ha portato dall’essere prima impiegato in una societa’ di telecomunicazioni afghana poi come centrocampista del Ferozi FC di Kabul. L’avventura di Nick e’ iniziata poco piu’ di un anno fa quando dopo la laurea in Scienze Politiche e Filosofia al Williams College in Massachusetts, dove tra le altre cose era capitano della squadra di calcio nonche’ studente modello figurando tra i primi posti come media accademica, ha accettato una proposta di lavoro alla Roshan, il primo gestore telefonico afghano. Ventitre’ anni, natio di Rochester, nello stato di New York e di origini italo-americane, Nick ha rinunciato ad un lavoro ben retribuito per giocare nel Ferozi e guadagnare solo 300 dollari al mese.
”I miei bisnonni sono della Sicilia – racconta Nick – anche se non ricordo il nome del posto”. Mentre in un’intervista al settimanale ‘Sport Illustrated’ ha raccontato: ”Dopo la laurea ero interessato a lavorare in un’azienda di un paese emergente e attraverso la mia universita’ sono arrivato alla Roshan nel giugno del 2012. Pero’ mi mancava lo sport che mi veniva impedito di praticare a causa delle rigide misure di sicurezza”. Dopo varie insistenze e’ riuscito ad ottenere il permesso di giocare in una squadra di dilettanti ogni due settimane ma ogni qual volte chiedeva di allenarsi in uno stadio gli veniva risposto un secco NO. ”L’occasione di giocare per il Ferozi – continua – e’ venuta per caso quando uno dei miei compagni di squadra mi ha presentato all’allenatore. Mi sono sentito liberato quando mi e’ stato offerto un contratto lo scorso aprile. Ero come in una gabbia senza poter giocare liberamente e con tutte quelle misure di sicurezza. Mi sono immediatamente licenziato dalla Roshan perche’ non sarebbe stato possibile fare entrambi i lavori”. Nick non si e’ mai pentito della sua scelta e anche se il campionato di calcio afghano non iniziera’ prima di ottobre, lo scorso maggio Nick ha gia’ ottenuto la sua prima vittoria con la sua squadra alla Kabul Cup.
”I miei amici afghani – continua – pensano che sia stato pazzo a lasciare il mio lavoro, io invece ritengo che ne e’ valsa la pena ogni volta che penso all’opportunita’ che mi e’ stata data di entrare a far parte di questa comunita’, di essere trattato come un membro di una famiglia, di cucinare e mangiare con gli afghani e di godermi Kabul assieme ai miei compagni di squadra”. Attraverso il calcio Nick ha vinto anche una grande battaglia rompendo quelle barriere culturali che esistono tra il mondo arabo e quello occidentale, in particolare da cittadino americano. Il giovane non nega che possono esserci dei rischi per lui, come quello di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato ed essere coinvolto in un attacco kamikaze, ”ma – sdrammatizza – il rischio si attenua se si evitano luoghi di alto profilo come ambasciate e ministeri”. ”Non escludo anche il rischio di essere rapito e quello e’ cio’ che preoccupa maggiormente i miei genitori e che all’inizio mi teneva sveglio la notte. Tuttavia, in generale, posso dire di sentirmi sicuro”.
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