Dopo il “flop” del recente rinnovo dei Com.It.Es., data la connessa utilità, entro l’anno, sarà la volta del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) varato con Legge 368/1989 e modificato con Legge 198/1998. Ufficialmente, ma solo sulla carta, il C.G.I.E. dovrebbe essere l’organismo di consulenza per Parlamento e Governo per i problemi che coinvolgono la nostra Comunità oltre frontiera. Dal suo varo, la struttura era formata da 65 Membri scelti all’estero, dai “Grandi Elettori” dei Com.It.Es. e delle Associazioni riconosciute in Patria. Il totale dei membri del Comitato è di 94 persone. Di cui, però, 29 di nomina governativa. Ma ancora per poco.
Il DL 24//2014, del quale non è stata diffusa ampia conoscenza, ridimensiona la composizione effettiva del C.G.I.L. Il numero dei Membri passerà da novantaquattro a settantadue. Ma, attenzione: i 29 Membri di nomina governativa resteranno immutati; saranno ridotti i Membri eletti dall’estero che passano a 43, con un abbattimento del 66% e per motivazioni assai opinabili e, comunque, discutibili nelle opportune sedi. Dato che democrazia significa anche chiarezza, ci siamo chiesti i motivi reali di questo “taglio” unilaterale che, a ben osservare, va a ridurre drasticamente il numero dei Membri C.G.I.E. eletti all’estero.
Nell’attesa, sempre più auspicabile, di un sostanziale cambio delle funzioni di consulenza e della dipendenza di questa struttura dal MAECI, proprio per ovviare a palesi discrepanze, avevamo segnalato ai politici una sostanziale trasformazione del C.G.I.E. in UPSIM (Ufficio per le politiche Sociali degli Italiani all’Estero). Cioè in una struttura abilitata ad emettere pareri vincolanti per il governo e alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Organismo, comunque, interamente formato da Membri eletti all’estero, dopo la candidatura degli aspiranti in una sorta di consultazioni ”primarie” a livello Com.It.Es. e Associazioni. 43 Membri ci potrebbero andare anche bene. Sempre che sia eliminata la componente governativa proprio per evitare, da subito, un palese prevalere politico tra elettori aventi diritto ed eletti imposti dall’alto.
Per ora, non abbiamo avuto ancora una risposta. Neppure a livello interlocutorio. Noi le idee le abbiamo; attendiamo un segnale di disponibilità capace di migliorare le nostre proposte.
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