La Poly Implant Prothese, è l’aziende francese che ha chiuso i battenti prima che esplodesse il caso dei suoi impianti al silicone, fragili e pericolosi a rischio rottura. E milioni di consumatori in tutto il mondo sono preoccupati dai rischi possibili espressi dalla comunità scientifica.
Per ciò che riguarda i consumatori italiani, la prima risposta è arrivata dal ministro della Salute, che con un’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’ultimo giorno del 2011 ha dato il via al censimento di tutti i casi di impianto di Pip a partire dal primo gennaio 2012. Le protesi dell’azienda francese sono finite sotto accusa in Francia già nel marzo 2010 – con il conseguente stop alla produzione iniziata nel 2001 – poichè composte da materiali non corrispondenti agli standard e per questo sono state ritirate dal mercato italiano dal 2010. L’azienda francese, però, oggi finisce di nuovo sotto accusa: già nel 2000, infatti, la Food and Drug Administration (Fda) segnalò altre irregolarità in merito ad un diverso tipo di protesi Pip (protesi saline) poichè “adulterate nei metodi di produzione”. Uno dei problemi segnalati in un documento dell’Fda è quello dello sgonfiamento delle protesi e del fatto che l’azienda francese non avesse approfondito il problema‚ segnalato all’Fda gli oltre 120 reclami giunti dalla Francia e altri Paesi. Intanto, lo IEO fa sapere che già dopo l’allerta del 2010 per le protesi Pip con silicone non conforme l’Istituto – che ha reso noto di aver impiantato “per certo periodo di tempo le protesi PIP, per raggiungere risultati estetici migliori in pazienti con una determinata conformazione corporea” – “tutte le pazienti portatrici di protesi PIP sono state contattate e invitate a recarsi presso lo IEO per effettuare gratuitamente una ecografia mammaria ed una visita con il chirurgo plastico”. Ed oggi si legge in molte agenzie che, secondo gli esperti britannici, che criticano la mancanza di regole in questo settore, il prossimo scandalo riguarderà filler, botulino ed altre sostanze anti-invecchiamento.
In Gran Bretagna sono in vendita circa 160 filler che possono essere acquistati e iniettati da chiunque, anche persone con nessuna preparazione medica. Ed alcune societa’ vendono su internet filler che i pazienti possono iniettarsi da se’, mentre centinaia di estetiste eseguono la procedura dopo un addestramento di poche ore. Per questo, scrive il "Times", Andrew Lansley, il ministro della Sanità, oggi doveva incontrare degli esperti per decidere se è necessaria una nuova legislazione in materia. Centinaia di migliaia di queste iniezioni anti-invecchiamento vengono eseguite ogni anno nel Paese. Ciò nonostante il mercato è ancora ampiamente non regolato. Per questi interventi non è richiesta alcuna formazione medica; nella maggior parte dei casi è il personale dei centri estetici a praticare queste "punturine" senza necessità di alcuna qualifica specifica. Inoltre alcune società vendono i riempitivi fai-da-te su internet per iniettarseli da soli.
Tornando alle protesi al silicone, secondo i primi dati ufficiali – in attesa delle conferme che potrebbero arrivare dopo i test condotti sulle protesi rimosse -, il materiale prodotto dalla Pip, espone le donne a maggiori rischi di infiammazione dei tessuti e di sviluppo di tumori al seno. Considerando i numeri – circa 400mila impianti in 65 Paesi del mondo – siamo di fronte a un allarme generalizzato. Secondo l’ordinanza emessa dal Ministero della Salute, si “impone a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, di redigere entro 15 giorni un elenco nominativo di tutti i casi riguardanti l’impianto di PIP a partire dal 1° gennaio 2001: la lista resterà, a garanzia della privacy dei pazienti, nella esclusiva disponibilità delle strutture, le quali però dovranno notificare alle Asl di riferimento (e queste alle competenti autorità regionali) la data di ciascun intervento d’impianto. Le Regioni avranno poi altri dieci giorni di tempo per inviare tutti i dati al Ministero. L’ordinanza impone che anche le strutture che non hanno effettuato impianti attestino una dichiarazione di mancata effettuazione di tali trattamenti”. Le regioni dovranno verificare l’applicazione delle raccomandazioni disposte dal CSS nel parere espresso il 22 dicembre scorso. Il Comando Carabinieri per la tutela della Salute avrà infine il compito di effettuare indagini e controlli “al fine di ricostruire i passaggi amministrativi per l’acquisizione delle protesi PIP, nonché i percorsi sanitari che hanno preceduto l’impianto delle stesse, operando su tutto il territorio nazionale”.
Secondo il Ministero della Salute, in Italia dal 2001 al 2010 sono stati effettuati, come risulta dalla banca dati del Ministero, 121.699 interventi di mammoplastica di ingrandimento e di ricostruzione totale della mammella. Nell’ambito della discussione tecnico-scientifica del Consiglio superiore di sanità è stata avanzata un’ipotesi di stima percentuale di impianti effettuati con protesi PIP rispetto al totale pari al 3-4%. Per saperne di più ci si può rivolgere a Cittadinanzattiva, attraverso l’email pit.salute@cittadinanzattiva o allo 0636718444, lun-mer-ven, dalle 9:30 alle 13:30.
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