Roma – Democrazia significa confronto e, si sa, a volte i dibattiti possono trasformarsi in vere e proprie discussioni. È quanto sta accadendo all’interno del Movimento 5 stelle dove, a far agitare le acque, ci pensa Alessio Tacconi, unico eletto all’estero per la ripartizione Europa. Originario del Veneto, Tacconi si è trasferito in Svizzera nel 2008 diventando uno degli organizzatori del Meetup Amici di Beppe Grillo di Zurigo e del Meetup Europa. Dopo cinque anni, torna in Italia da parlamentare grazie agli italiani nel mondo e alle 12.557 preferenze conquistate con una dura campagna elettorale combattuta sul territorio.
È proprio questo il nodo della questione. Secondo alcuni attivisti del movimento, Tacconi avrebbe usato metodi e mezzi non conformi a quanto ritenuto idoneo dal pensiero grillino. Come si legge sul sito del Movimento estero, “la campagna elettorale e la seguente elezione di Tacconi hanno acceso aspre polemiche, una petizione con richieste di dimissioni e prese di distanza da parte di ex-candidati ed attivisti per le modalità con cui la campagna elettorale è stata condotta”.
L’inasprimento dei rapporti è confermato da un comunicato congiunto firmato da Francesco Attademo, Massimiliano Gambardella, Andrea D’Ambra, Matteo Salani, Andrea Abate, Giuseppe Tricarico, Daniela Signorino Gelo, Nadia Sotiriou, Loredana Quinterno. I nove grillini rimasti fuori dal Parlamento non usano mezzi termini per esprimere la propria opinione sulla vicenda chiamando in causa anche altri due candidati, Filippo Burnelli e Daniele Calissi.
“Calissi, Burnelli e Tacconi hanno deciso unilateralmente senza renderne comunicazione agli altri candidati di inviare a mezzo postale, usufruendo della tariffa di agevolazione postale (L.515/93), un numero molto elevato di lettere indirizzate ai cittadini italiani di tutta Europa, pari a diverse centinaia di migliaia di invii. La lettera contiene un programma elettorale non discusso né votato e non fornisce al cittadino elettore la possibilità di conoscere il movimento e la totalità dei candidati facendo intendere che i candidati siano solo quelli presentati dalla lettera/volantino”. “Con l’azione dei suddetti riteniamo che i principi fondamentali del MoVimento e del Non Statuto siano stati violati profondamente. Ciò è confermato dai tanti messaggi che stiamo ricevendo di persone sorprese e amareggiate di ricevere spazzatura elettorale dal MoVimento 5 Stelle e che pensano sia un’iniziativa del MoVimento”. Le affermazioni dei nove esclusi sono accompagnate da cinque domande alle quali Alessio Tacconi ha riposto con un video pubblicato su You Tube.
“Sono abituato a pormi delle domande e a darmi una risposta concreta – spiega Tacconi nel video -. Mi sono domandato come raggiungere, in sole tre settimane, i due milioni di elettori presenti in Europa in un’area estesa dieci milioni di chilometri, con la consapevolezza che Beppe non avrebbe avuto tempo di estendere lo Tsunami tour anche all’estero”. Ed è nata così l’dea di uno “Tsunami world mailing”. “Il motto era ‘spammiamo le poste di tutta Europa’ e quando abbiamo appreso delle agevolazioni postali abbiamo pensato che il cerchio si fosse chiuso, abbiamo risolto il problema in modo egregio – racconta Tacconi, parlando al plurale con riferimento agli altri due candidati al centro della polemica -. Abbiamo spedito cinquecentomila lettere, chi le ha pagate? Noi, di tasca nostra. Dove abbiamo preso gli indirizzi? Sono andato sui siti di Camera e Senato e ho scoperto che noi candidati abbiamo diritto, per legge, ad avere la lista degli elettori”.
“Sono allibito, ne abbiamo discusso nel Meetup Europa e nessuno aveva avuto da ridire sull’utilizzo della tariffa agevolata” aggiunge il neoeletto rispondendo all’accusa più controversa della questione, legata agli sconti postali sull’invio del materiale elettorale. “Abbiamo usufruito della tariffa agevolata per un semplice motivo, il movimento l’ha già usata in molte altre occasioni, ad esempio durante la campagna elettorale regionale in Emilia Romagna”. “L’agevolazione è un diritto che la democrazia ci dà e che aiuta chi non ha grandi risorse finanziarie, se così non fosse potrebbero fare campagna elettorale solamente i miliardari” aggiunge il parlamentare, dimenticando che è proprio questa la motivazione che si adduce sempre per giustificare l’esistenza del finanziamento pubblico ai partiti, abolito per referendum ma tenuto in vita con il nome di ‘rimborso elettorale’.
“Gli altri candidati sapevano di questa possibilità, ma avevano scartato l’opzione – incalza ancora Tacconi, che ricorda – alcuni del Meetup avevano preso di mira con attacchi personali Daniele Calissi, candidato al Senato, dimenticando che eravamo stati tutti scelti con il metodo delle parlamentarie”. C’è anche chi li accusa di aver volutamente omesso nei volantini elettorali il sito ufficiale dove erano presenti tutti i candidati a cinque stelle, lasciando intendere che i nomi in corsa per il Parlamento fossero solamente i tre ora sotto accusa. “Il volantino conteneva una short url che rimandava a un sito di nostra scelta, volevamo far arrivare la gente ai nostri profili Facebook per poi rimandarli al sito ufficiale”. Gli altri movimentisti, però, non hanno gradito il percorso web studiato dai tre candidati e hanno deciso di rimuovere i loro profili dal sito europeo: “siamo stati censurati in seguito alla richiesta di alcuni componenti e non su richiesta del Meetup – specifica Tacconi che non si lascia sfuggire l’occasione per rivolgere una domanda a chi lo accusa – visto che pagavamo di tasca nostra e che all’estero esistono le preferenze, non pensate che forse avevamo qualche diritto di portare voti a noi stessi? E chi ci ha censurati dal sito, invece, che diritto aveva di cancellarci?”. “Chi ha deciso di censurare noi tre candidati dal sito? La decisione è stata presa solo da alcuni candidati e la base del Meetup non ne sapeva nulla, tanto che gli autori della censura hanno addotto un problema tecnico, vi rendete conto della gravità della cosa?”
“Alcuni componenti del movimento mi ricordano il detto del parroco: ‘Fai quello che dico, non fare quello che faccio’. Quelli che parlano di spirito del movimento sono gli stessi che, in mille occasioni, hanno denigrato senza mai scusarsi. Credo che nei prossimi mesi ci sarà da ridiscutere qualche regola. Sono stato accusato di coinvolgimento con il Partito democratico – aggiunge ironico – è vero, ho incontrato esponenti del Pd ma non sapevo che questo si chiamasse ‘coinvolgimento’. Sono qui per ascoltare i cittadini e la cosa finisce qui – conclude il parlamentare -, non vedo l’ora di essere il portavoce di tutti”.
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