Hanno sguardi divertenti, nomi buffi e il loro obiettivo e’ far divertire i bambini che si trovano in ospedale. Sono i clown ospedalieri, che oggi si sono riuniti nel primo congresso europeo a Roma. In Europa, secondo i dati della Federazione europea dei clown ospedalieri che riunisce nove associazioni sono in totale 422, che si prendono cura di 479.721 bimbi all’anno in 434 ospedali, un numero in costante crescita. In Italia Soccorso Clown, l’associazione di riferimento, ne ha in dotazione 50, che tra il 2008 e il 2009 si sono presi cura di 40mila bimbi. Il dottor Bretella, la dottoressa Brillaballa o la dottoressa Ciondolina non sono dei medici veri e propri, certo, ma supportano molte aziende ospedaliere nell’alleviare il carico di dolore dei piu’ piccoli, che grazie alla loro terapia della risata accettano di buon grado anche le cure piu’ invasive, e delle loro famiglie, che li vedono finalmente sorridere di nuovo. Per diventare clown ospedalieri bisogna innanzitutto essere professionisti dello spettacolo e poi avere una forte vocazione verso chi ha piu’ bisogno: a volte lo si diventa per esperienze di vita personali, come e’ accaduto al primo clown in corsia, Michael Christensen (alias dottor Stubs) che ha iniziato nel 1986 a incantare i bambini americani con bolle di sapone e altri giochi divertenti dopo essere stato a lungo in ospedale per aiutare il fratello malato di tumore. Christensen dopo un’infanzia difficile si era dedicato al teatro di strada ma la morte del fratello lo aveva straziato: fu invitato dal Babies Hospital di New York a far visita come clown ad un reparto pediatrico e quando vide i visi dei bimbi, prima impauriti, illuminarsi di gioia, capi’ che quella era la strada. Nacque cosi’ l’unità’ di soccorso dei clown del Big Apple Circus, che si e’ nel tempo molto ingrandita.
Tra i primi a sperimentare la clownterapia in Italia c’e’ stato l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, che si serve dell’attivita’ dei clown dell’associazione Soccorso Clown come supporto alle terapie mediche da ormai 15 anni: "Spegniamo insieme ai clown ospedalieri le prime 15 candeline- ha detto la dottoressa Maria Baiada, referente progetti accoglienza bambini della Fondazione Meyer- ormai si puo’ dire che lavorino a tutti gli effetti in ospedale". "La loro attivita’ e’ importante anche perche’ i bambini ricoverati si sentono fragili, invasi nel corpo e nello spazio vitale"ha spiegato la dottoressa Carla Maria Carlevaris, responsabile della ludoteca dell’ospedale "Bambin Gesu’ di Roma.
Dell’importanza della scelta di Roma per lanciare il riconoscimento in Europa dei clown ospedalieri ha invece parlato l’assessore alla famiglia, all’educazione e ai giovani di Roma Capitale Gianluigi De Palo, secondo il quale "cio’ conferma l’eccellenza e l’avanguardia della citta’ in tema di clown- terapia e ludoterapia".
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