E’ braccio di ferro tra Alessandro Sallusti e la magistratura milanese. Con il giudice della sorveglianza che ha disposto per il direttore del Giornale la detenzione domiciliare, e’ lui che vuole scontare in carcere i 14 mesi di condanna definitiva per diffamazione. Si tratta di un braccio di ferro che pare, nonostante Sallusti abbia trascorso l’intera giornata in redazione in attesa di ricevere dalla Digos la notifica del decreto con tanto di motivazioni del giudice per essere, poi, ‘accompagnato’ a casa, non sia ancora finito. I suoi legali, infatti, gia’ sabato dovrebbero depositare un’istanza con cui chiedere la revoca della misura dei domiciliari per ottenere quella in carcere. Una partita quindi quella tra il giornalista e le toghe che sembra ancora aperta e che potrebbe chiudersi nei prossimi giorni.
Venerdì mattina, dopo la notifica di quello che tecnicamente si chiama ‘ordine di esecuzione della detenzione per l’espiazione presso il domicilio delle pene detentive’, Sallusti ha convocato una conferenza stampa per ribadire la sua posizione. ‘Supplico Bruti Liberati che mandi i carabinieri affinche’ mi traducano in carcere – ha ripetuto -. Non ho intenzione di andare agli arresti domiciliari, non mi muovo da qui’. E ancora: ‘se mi portano via con la forza non faro’ resistenza. Ma appena saro’ a casa tornero’ subito al Giornale in modo da commettere il reato di ‘evasione’. E se cio’ dovesse accadere Bruti sara’ mio complice’.
Oltre a qualche battibecco con un paio di giornalisti e ad aver riservato parole dure contro il ministro della Giustizia Paola Severino e l’intera magistratura, in particolare i giudici che hanno ‘trasformato’ una multa di 5 mila euro inflitta in primo grado in 14 mesi di carcere (‘hanno fatto una porcata…’, ‘hanno agito in mala fede o sono degli imbroglioni’), Sallusti ha di nuovo affermato che quella ‘sentenza e’ ingiusta perche’ si basa su dei falsi’. Cosi’ per non ‘avere privilegi’ rispetto ‘ai 6.000 detenuti che avrebbero i miei stessi diritti e invece sono in carcere’, il direttore ha aggiunto: ‘mi spellero’ le mani per andare a San Vittore’ anche per evitare di essere considerato ‘parte della casta’. In piu’, e’ un altro affondo nei confronti dei giudici, ‘le scorciatoie per assecondare la loro coscienza io non le seguo’. Dopodiche’, a parte una breve ‘apparizione’ fuori della sede del quotidiano di via Negri per raccogliere la solidarieta’ e gli applausi dei lettori e anche di alcuni politici tra cui l’ex ministro Ignazio La Russa, Sallusti e’ stato chiuso tutto il giorno in redazione (ovviamente ha ricevuto la visita della sua compagna nonche’ parlamentare del Pdl Daniela Santanche’ e di Vittorio Feltri), dove ha lavorato, in attesa della notifica del provvedimento di detenzione domiciliare che al momento non e’ ancora arrivato.
Intanto critiche alla decisione del giudice Brambilla sono arrivate dai pm dell’ufficio esecuzione di Milano, in quanto, a loro avviso, non e’ stata spesa una parola sulla legittimita’ o meno dell’istanza dei domiciliari firmata nei gironi scorsi dal procuratore Edmondo Bruti Liberati nonostante il loro parere contrario. Il magistrato della sorveglianza, per i sostituti, si sarebbe limitato a prendere atto dell’istanza e a valutare nel merito i requisiti previsti dalla cosiddetta legge ‘svuota carceri’: pene inferiori a 18 mesi, domicilio idoneo (nella sua casa dove vive con Daniela Santanche’) e mancanza di pericolosita’ sociale.
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