Una condanna scontata e una solidarietà che da parte mia non viene meno. Anzi si rafforza. Perché oggi, ancora una volta, contro Silvio Berlusconi la giustizia penale è stata utilizzata a mo’ di arma impropria. “Summum ius, summa iniuria”, dicevano i latini. E questo significava usare le procedure formalmente impeccabili del diritto per infliggere, ai tempi di Cesare e di Cicerone, una condanna durissima contro i nemici politici.
Oggi, nell’Italia del 2013, le cose non sembrano essere cambiate. E ci troviamo di fronte, al di là di ogni ragionevole dubbio, alla dimostrazione che esiste una piccola frangia della magistratura che piega la legge e l’obbligatorietà dell’azione penale alla lotta politica, sminuendo il ruolo fondamentale dell’amministrazione della giustizia così come è inteso dalla Costituzione. Quello di oggi è certamente un altro duro colpo che la giustizia italiana infligge a se stessa e alla sua credibilità.
Ma soprattutto dalle pieghe delle trasmissioni degli atti al pm perché sia indagato per falsa testimonianza praticamente chiunque abbia scagionato in aula Berlusconi, favorendo la cultura del sospetto che chiunque difenda quella persona sia colpevole come lui, traspare qualcosa che va persino al di là del “summum ius, summa iniuria”. Il messaggio che sembra potersi trarre è ancora più autoritario: noi qui abbiamo la sentenza dalla parte del manico, pardon il coltello, e quindi o si mangia questa minestra o si salta dalla finestra.
Certo i provvedimenti dei giudici vanno tutti rispettati, diranno i conformisti, pensando in cuor loro: specie quelli che colpiscono gli avversari o meglio i nemici politici della sinistra. Ma oggi abbiamo messo per iscritto, e poi leggeremo le motivazioni con comodo entro novanta giorni, mentre nel frattempo questa piccola bomba atomica politica avrà la sua reazione a catena, che un’accusa basata praticamente sul gossip, quella di prostituzione minorile, e un’altra su una deduzione non particolarmente logica, cioè che tutti quanti si siano fatti suggestionare e costringere da Berlusconi con un paio di telefonate, può essere più che sufficiente per mettere fuori gioco l’avversario politico di turno che non si riesce a sconfiggere alle elezioni. Oggi il principio passa per Berlusconi, e molti ne sembrano entusiasti, ma domani a chi potrà capitare? Non chiederti mai per chi suona la campana diceva la citazione del libro di Hemingway, perché domani potrebbe suonare anche per te.
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