Diciotto rapine in banca in sette regioni d’Italia, per un bottino di oltre 800 mila euro. Erano tutti incensurati i componenti della banda sgominata dai carabinieri di Torino, che hanno arrestato dieci catanesi. Ignazio Grasso, 48 anni, l’unico pregiudicato del gruppo per reati analoghi, li aveva reclutati uno ad uno, scegliendoli apposta con la fedina penale immacolata per sfuggire alle forze dell’ordine. In dieci mesi la banda ha colpito in Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto.
La tecnica utilizzata era sempre la stessa: una volta individuato l’obiettivo, e organizzato il colpo, entravano in banca a volto scoperto, utilizzando addirittura le impronte digitali per permettere ai sistemi di riconoscimento automatico di aprire loro le porte. Un comportamento, insomma, da clienti insospettabili. Fino a quando, davanti alle casse, i malviventi estraevano il taglierino, sequestravano il personale presente, aspettavano l’apertura a tempo dei cassetti automatici e poi sparivano con il bottino. Ogni colpo era preparato con cura, avvalendosi per quelli al Nord della collaborazione di una coppia di San Mauro Torinese, marito e moglie. Veri e propri basisti della banda: il loro compito era quello di effettuare accurati sopralluoghi nelle agenzie da colpire e di dare poi l’ok ai complici, che partivano cosi’ in auto da Catania, mettevano a segno la rapina, e tornavano a casa.
Un lavoro ‘certosino’, che i carabinieri di Torino, coordinati dal pm del capoluogo piemontese Patrizia Gambardella, hanno ricostruito attraverso l’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Solo cosi’ e’ stato possibile comprendere che dietro a quei colpi c’era la stessa mano e, grazie ad un attento confronto fotografico, identificare i banditi. Quattro di loro sono stati arrestati poco prima che mettessero a segno l’ennesima rapina in provincia di Rimini, altri tre nel vicentino. Gli ultimi ad essere arrestati, nelle scorse ore, sono i due basisti e il capo della banda. Tutti sono finiti in carcere su ordine di custodia cautelare spiccato dal gip torinese Federica Bompieri.
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