Roma – Consenso trasversale da Pd a Pdl, anche se con sfumature diverse, all’ipotesi di legalizzare e tassare la prostituzione così come accade già in molti paesi europei. E mentre a Bonn le lucciole pagano addirittura una sorta di parcometro, abbattendo così anche il rischio di evasione, in Italia si continua a discutere sull’opportunità o meno di arrendersi all’evidenza che il “mestiere più antico del mondo” potrebbe rappresentare una fonte di introito per le casse dello Stato, ponendo un punto allo sfruttamento minorile da parte della criminalità organizzata.
“Da tempo chiediamo con forza l’approvazione di una legge che introduca nel codice penale il reato di prostituzione su strada – dichiara Fabrizio Santori, consigliere Pdl e presidente Commissione Sicurezza in Campidoglio – Purtroppo la proposta è ferma da due anni in Senato, in commissione affari costituzionali, mentre noi amministratori locali veniamo lasciati da soli a combattere certe situazioni con semplici ordinanze del sindaco”. “Le prostitute sono in strada per una precisa responsabilità del Parlamento che tiene ferma una legge importante, rivolgo un appello ai senatori affinché si possa procedere all’approvazione in tempi rapidi”.
Invece di introdurre un reato, non sarebbe più utile legalizzare il fenomeno? “Sono d’accordo con questa ipotesi, ma non è una visione totale del Pdl, bisogna superare certe visioni. Mi sembra più giusto procedere per gradi, intanto introduciamo il reato ‘su strada’, poi possiamo pensare a legalizzare le situazioni che non si svolgono all’aperto, con il conseguente controllo sanitario. Non sono d’accordo con quanto accade a Bonn, prima di tassare le prostitute diamo alle amministrazioni la possibilità di intervenire attraverso l’introduzione di questo reato, in un secondo momento si potrà valutare l’ipotesi di quartieri a luci rosse. Anche in questo caso, però, bisogna capire dove localizzarli perché poi la gente si ribella come accade con i campi nomadi e le discariche. È facile dire ‘legalizziamo’, ma poi dove le mettiamo? È demagogico dire solo ‘tassiamo e introitiamo dei soldi’. Si tratta di un argomento che dovrebbe superare molte barriere”. È la Chiesa a frenarci? “La Chiesa e i cittadini cattolici hanno una specifica visione rispetto alla dignità delle donne e certe sensibilità vanno rispettate”.
Santori lamenta la lentezza del Senato nell’approvazione della legge antiprostituzione su strada. ItaliaChiamaItalia ha girato questo appello al senatore Lucio Malan, Pdl. “La legge è ferma per problemi tecnici, è molto difficile configurare il reato di prostituzione e i suoi confini, dire che è un reato se esercitato su strada ma lasciare in piedi l’attuale situazione ambigua non va bene. Non credo che una legge possa reprimere questo fenomeno, ma le due cose possono marciare in parallelo”. “Io stesso – spiega Malan – ho presentato un emendamento che farò diventare disegno di legge, basato sul principio che gli odiosi fenomeni dello sfruttamento proliferano in situazioni di semiambiguità o illegalità come l’attuale. Il mio emendamento prevede il divieto della prostituzione su strada e una serie di principi, come la possibilità per la prostituta di accedere a visite mediche regolari e l’esclusione dei minori”.
“In Germania si è innescato un giro di 7 miliardi e, se applicato da noi lo stesso sistema, credo che sarebbe logico aspettarsi un introito come tasse di 2 miliardi, considerando l’evasione e il fatto che l’Italia è più piccola. Molti dicono che si tratterebbe di soldi recuperati a danno delle prostitute, ma io rispondo che non è così. Con la legalità c’è maggiore possibilità di contrastare il traffico di esseri umani, a chi dice che lo Stato diventerebbe una sorta di protettore rispondo che lo Stato è già spacciatore di alcool”.
“Tassare la prostituzione significa consentirne l’organizzazione ufficiale all’interno di luoghi in cui venga svolta regolarmente, sono molto favorevole e ritengo che sia stato un errore abolirla. Al di là delle entrate, difficilmente valutabili, si otterrebbe un maggiore controllo sanitario e, soprattutto, sarebbe eliminato il fenomeno dello sfruttamento su strada”: è il commento di Dario Rivolta, già deputato di Forza Italia.
Quello che accade a Bonn potrebbe essere replicato in Italia? Lo abbiamo chiesto a un’onorevole, donna e residente in Germania. “Sono per la regolarizzazione del mestiere della prostituta, non per ‘fare cassa’ attraverso le tasse ma perché, in questo modo, le ragazze che optano per questa professione sarebbero sottoposte alle dovute tutele e obbligate alle visite mediche – spiega Laurea Garavini, Pd – si eliminerebbe la tratta di essere umani e lo sfruttamento di giovani ragazze che non fanno questo lavoro per scelta. La legalizzazione è auspicabile e comporterebbe la corretta tassazione perché sarebbe riconosciuto loro lo status di lavoro. È corretto tassarla ma l’obiettivo non è fare cassa”. Perché, allora, questa legalizzazione tarda ad affermarsi in Italia mentre è attiva in Germania e in molti paesi europei? “Qui c’è una mentalità molto bigotta, esistono molti falsi pudori quando, purtroppo, le strade dimostrano quanto il fenomeno sia diffuso e frequente. Abbiamo un retaggio di falso familismo e un approccio culturale ipocrita”.
Mentre scriviamo, sulle agenzie esce una dichiarazione di Raffaele Lauro, senatore del Pdl e membro della commissione antimafia, che si dice convinto del fatto che è ormai necessario regolamentare la prostituzione anche per sottrarla al racket: dunque, vincolarla a controlli sanitari e sottoporla a tassazione.
"Le operazioni in corso della Guardia di Finanza, finalizzate a colpire l’evasione fiscale dei redditi da prostituzione, ripropongono, in maniera clamorosa, il problema della regolamentazione della prostituzione, esercitata liberamente e mai in luogo pubblico, per sottrarla al racket della criminalità organizzata, per vincolarla ai controlli sanitari e per sottoporla alla tassazione dei redditi, che recherebbe all’erario non meno di 1 miliardo di euro per anno". "Disegni di legge giacciono nei polverosi cassetti del parlamento, a causa dei ritardi del legislatore e dell’ipocrisia italiana. Subiamo, oggi, – ha aggiunto Lauro – una prostituzione, anche minorile, in luogo pubblico, che arricchisce le mafie; sottopone a schiavitu’ persone indifese; diffonde malattie veneree, specie tra il giovani, e sottrae al fisco ingenti risorse".
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